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I cani riconoscono il tuo sorriso

I cani possono capire se chi osservano è felice oppure triste, questo è quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sul Cell Press journal Current Biology il 12 febbraio. La scoperta rappresenta la prima prova reale che un animale diverso dagli esseri umani può discernere le espressioni emotive di un’altra specie.

Corsin Müller dell’Università di medicina veterinaria di Vienna, che ha partecipato allo studio, ha dichiarato: “Pensiamo che i cani nel nostro studio hanno potuto portare determinati risultati solo perché sono riusciti a captare le espressioni emotive degli esseri umani mostrate loro in una serie di fotografie”. Precedenti esperimenti, col fine di verificare la medesima possibilità, non avevano mai sortito dati completamente convincenti. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno addestrato cani a discriminare tra immagini della stessa persona che mostra un volto felice o arrabbiato. Dopo l’addestramento su 15 coppie di foto, le abilità discriminatorie dei cani sono state testate in quattro tipi di prove diverse.

“Il nostro studio dimostra che i cani possono distinguere le espressioni ‘arrabbiate’ o ‘felice’ e possono farlo non solo con le persone che conoscono bene, ma anche per volti che non hanno mai visto prima” ha dichiarato Ludwig Huber, autore dello studio e a capo del gruppo presso l’Università di medicina veterinaria di Vienna, il Messerli Research Institute.

L'area sperimentale utilizzata per verificare se i cani possono discriminare le espressioni emotive manifestate dai volti umani.
L’area sperimentale utilizzata per verificare se i cani possono discriminare le espressioni emotive manifestate dai volti umani.

Che cosa rappresentato esattamente i due volti per i cani è difficile dirlo, Huber aggiunge, “sembra probabile che i cani associano una faccia sorridente con un significato positivo e un’espressione facciale arrabbiata con un significato negativo”. Nei test svolti, i cani che avevano riconosciuto durante i test un volto arrabbiato erano molto più restii, ad accettare una ricompensa da quella stessa persona mostrata in precedenza in foto, come a dire: ‘da quel tipo è meglio stare lontano’.

I ricercatori continueranno ad esplorare le capacità dei cani nel saper riconoscere le emozioni umane. Hanno anche intenzione di studiare come i cani stessi esprimono emozioni e come le loro emozioni sono influenzate da quelle dei loro proprietari o da altri esseri umani. “Ci aspettiamo di acquisire importanti conoscenze a riguardo dello straordinario legame che esiste tra gli esseri umani e uno dei loro animali preferiti, così come capire meglio la vita emotiva degli animali in generale” sostiene Müller.

I nostri antenati europei mangiavano anche cani e gatti

Alcuni ricercatori, esplorando la “Mirador El grotta” di Atapuerca, in Spagna, hanno rinvenuto alcuni reperti di ossa di animali risalenti a 3100 anni fa. Si tratta di ossa animali che confermano che i nostri antenati si cibavano anche di cani, gatti, volpi e tassi. Gli archeologi hanno rinvenuto su 24 reperti fossili di questi animali segni di denti umani. Secondo la ricercatrice Patricia Martin del Catalan Institute of Human Paleoecology and Social Evolution, può essere che questo tipo di cibo venisse consumato in periodi di carestia o carenze alimentari. Tuttavia, spiega la ricercatrice, “secondo i dati etnografici, in alcune culture asiatiche o tra i berberi, la carne di cane viene considerata come una ricca fonte di proteine, una specialità gastronomica. Non si può neanche escludere che in alcuni casi l’obiettivo primario era quello di ottenere la pelle di questi animali”.

Una delle ossa di cane recuperate nella grotta. Sono evidenti segni dei denti umani.
Una delle ossa di cane recuperate nella grotta. Sono evidenti segni dei denti umani.

Le ossa rinvenute risalgono a un periodo che varia tra i 3.100 e 7.200 anni fa e secondo Patricia Martin nella grotta dove sono state rinvenute le ossa degli animali, gli stessi sono stati, smembrati, disossati e bolliti primi de essere consumati.

Un esauriente articolo in merito è stato pubblicato sul magazine “Quaternary International”.