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Clonate altre quattro pecore prelevando tessuto dalla pecora Dolly

Sette anni dopo la morte della pecora Dolly, il primo essere clonato utilizzando una cellula somatica adulta, quattro nuove pecore sono state clonate utilizzando campioni di tessuto congelato di Dolly. Il tutto è stato messo a punto dalla professoressa Keith Campbell, uno dei biologi che aveva partecipato alla clonazione di Dolly, presso l’Università di Nottingham. Nel 1996, la pecora Dolly, chiamata così in onore del cantante country Dolly Parton, era stata clonata presso il Roslin Institute vicino a Edimburgo in Scozia. Era il primo mammifero ad essere clonato utilizzando una cellula adulta da una ghiandola mammaria, ed è stato elogiato come un fenomeno scientifico a livello mondiale. Purtroppo, nel tempo, Dolly si è ammalata di artrite e polmonite e così, alla giovane età di sei anni, Dolly è deceduta. Campbell ha così deciso di clonare Dolly per verificare se in questi anni il progresso nella ricerca sarà utili per creare cloni in grado di non ammalarsi così come è stato per Dolly. “Non hanno problemi di salute e non mostrano nessuno dei segni di sviluppare l’artrite che aveva Dolly” ha dichiarato Campbell. Fonte

Presto uno spray per dire addio al raffreddore

Ricercatori dell’Università di Cambridge hanno messo a punto una tecnica che, grazie all’utilizzo di particolari anticorpi e una proteina, conosciuta come Trim 21, permette di distruggere il virus del raffreddore appena questo entra in contatto con la nuova sostanza (basterebbero 1 o 2 ore per portare a termine la distruzione totale del virus). Secondo il prof. Leo James, coordinatore della ricerca, un primo farmaco potrebbe essere già disponibile entro i prossimi dieci anni, una sorta di spray nasale. Se ciò fosse vero, si tratterebbe di una svolta epocale contro una delle malattie più diffuse sul pianeta e non solo, infatti, aprirebbe la strada allo studio di altre patologie simili che ogni anno sono causa di morte. Lo studio è stato pubblicato sul magazine scientifico Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)

Ricercatori sviluppano nuovi impianti ossei in schiuma di titanio

Ricercatori dell’Istituto Fraunhofer a Dresda hanno messo a punto un nuova tipologia di impianto osseo che ha una configurazione strutturale, identica a quella naturalmente presente nell’osso umano, ma che di fatto è composta da una particolare schiuma di titanio. L’ing. Peter Quadbeck del Fraunhofer Institute è il team leader del progetto TiFoam, ha spiegato che l’impianto in titanio espanso risulta rigido e flessibile come un vero e proprio osso umano e, cosa ancora più importante, non permette la crescita di ossa circostanti l’impianto. La porosità del materiale consente a vasi sanguigni e cellule ossee di crescere naturalmente nei pori. Fonte

Un filtro per rendere potabile l’acqua infetta da batteri

Colera, epatite e tifo sono solo alcuni dei batteri che è possibile riscontrare in sorgenti d’acqua nei paesi in via di sviluppo. Ricercatori dell’Università di Stanford hanno scoperto una nuova tecnica a basso costo che potrebbe essere impiegata per depurare le acquee di queste aree. Gli scienziati Yi Cui e Sarah Heilshorn, hanno messo a punto un filtro (80.000 volte più veloce rispetto a quelli tradizionali), che grazie a un campo elettrico (generato da una batteria da 12volt come quella di un’automobile o da un piccolo pannello solare), è in grado di debellare ogni batterio presente nell’acqua. Il filtro è composto da un panno di cotone contenente una serie di nano tubi di carbonio e nanofili di argento (in quantità talmente misera che l’impiego comporta un costo trascurabile), quest’ultimo noto per le sue proprietà battericide. Un test ha dimostrato come un campione d’acqua infetto da Escherichia coli, e sottoposto all’innovativo filtro, è stato “ripulito” in pochi secondo per il 98%. Fonte e approfondimenti

Un foglio Excel per classificare il gene responsabile del tumore al seno

Robin Hallett, neo-laureato coordinato dal dr.John Hassell e sostenuto da altri membri del suo gruppo di ricerca presso la McMaster University in Ontario, ha messo a punto un algortimo in Microsoft Excel che permette ai ricercatori di classificare e identificare in modo molto rapido il gene responsabile del tumore al seno. Hallett ha dichiarato: “Fino ad oggi, la ricostruzione di una tale firma genetica ha richiesto l’uso di clustering di PC e di vari algoritmi di classificazione, che a loro volta necessitano di software specializzati e alta formazione bioinformatica. Un punto fondamentale della nostra ricerca, è il software adoperato, infatti, tutte le fasi del nostro algoritmo sono state improntate utilizzando Microsoft Excel 2007, un’applicazine facilmente accessibile da tutta comunità di ricerca biologica”. Fonte e approfondimenti

Tè in bottiglia meno benefico di quello fatto in casa

Il tè è noto per i suoi effetti benefici sulla nostra salute, questo grazie ai polifenoli (antiossidanti naturali) in esso contenuti. Una foglia di di tè appena raccolta si compone per ben il 30% di polifenoli. Una recente ricerca ha evidenziato come le bottiglie di tè vendute nei supermercati in realtà non offrono il medesimo contenuto di polifenoli riscontrabili in una tisana preparata a casa. I consumatori dovrebbero bere 20 bottiglie di tè comprato al supermercato per pareggiare il contenuto di polifenoli presenti in un infuso preparato a casa. Shiming Li, Ph.D. e il professor Tang Chi-Ho, insieme ad un team di scienziati, ha annunciato i risultati della ricerca in occasione del 240mo Congresso Nazionale della American Chemical Society (ACS). Sono stati presi in esame sei diverse marche di tè da supermercato (non indicate nel rapporto) e appurato il basso contenuto di polifenoli. Tre delle marche di tè in bottiglia conteneva “virtualmente” antiossidanti, mentre le altri tre avevano piccole quantità, tali da non apportare nessun vantaggio salutare. Fonte e approfondimenti

Riso nero, il cibo anticangerogeno per eccellenza

Il riso nero, secondo una ricerca svolta da un team di ricercatori della Louisiana State University, è un vero toccasana per combattere malattie del cuore e cancro. Analizzando diversi campioni di crusca di riso nero coltivato nel sud dell’America, si è scoperto che l’alimento contiene un quantitativo eccezionale di anti-ossidanti, in quantità maggiore anche a prodotti come il mirtillo, ribes, peperoni e via dicendo. Zhimin Xu coordinatore della ricerca ha dichiarato: “Un solo cucchiaio di crusca di riso nero contiene più antiossidanti antociani di quelli che si trovano in un cucchiaio di mirtilli, ma con meno zucchero e più fibre e vitamina E”. I risultati della ricerca sono stati presentati a Boston in occasione del 240esimo Congresso dell’American Chemical Society (Acs). Link per approfondimenti

Combattere la dipendenza da cocaina con un estratto di Pueraria

Un recente studio della Gilead Science coordinato dalla dott.ssa Lina Yao e pubblicata sul magazine scientifico Nature Medicine, dimostra come la Pueraria (conosciuta anche come Kuzdu), può essere impiegata per combattere la dipendenza da cocaina. Si tratta di una pianta leguminosa della famiglia delle Fabacee, originaria del sud ovest dell’Asia e molto diffusa negli Stati Uniti. Nelle prove di laboratorio, ad alcune cavie indotte a dipendenza da cocaina è stato poi somministrato un estratto della pianta contentenyte l’inibitore della aldeide-deidrogenasi-2 (ALDH2), constatando nei roditori un aumento dei livelli di tetraidropapaveroline (Thp), diminuendo l’effetto dopamina (provocato dalla droga). Si aspetta ora di provare il farmaco sugli esseri umani. Fonte

Un nuovo gel vaginale per dimezzare rischi di infezione HIV

Durante la Conferenza Internazionale sull’Aids di Vienna è stato presentato un nuovo gel vaginale contenente il farmaco Tenofovir. Secondo gli studi clinici sudafricani, che hanno visto coinvolte 889 donne sessualmente attive della provincia africana del Kwazulu Natal, il nuovo prodotto è in grado di dimezzare il rischio per le donne di ammalarsi di Hiv. Rispetto a un gel normale, il nuovo prodotto è in grado, nel primo anno di utilizzo di dimezzare i rischi, su un periodo di due anni e mezzo il rischio diminuisce al 39%. I risultati, presentati di recente sul magazine scientifico Nature, dovranno ora essere confermati da ulteriori test. Fonte e approfondimenti

Olio di pesce per prevenire tumore al seno

Che gli omega-3 fossero un toccasana per l’organismo, era già risaputo, ora arriva la notizia che tale concentrato di olio di pesce si rivela un ottimo ritrovato per diminuire il rischio di insorgenza di tumore al seno, si parla di anche fino a un terzo di probabilità in meno. Il risultato scaturisce da una ricerca americana del Centro di ricerca sul cancro Fred Hutchinsopubblicata di recente pubblicata sul magazine scientifico Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention. Il test ha visto protagoniste 35 mila donne in post menopausa, su quelle sottoposte a cura con olio di pesce, si è riscontrata una riduzione del rischio di tumore al seno del 32%. Fonte a approfondimento.

Un esame del sangue sostituirà l’amniocentesi

Un esame del sangue per sapere se il figlio che si porta in grembo è affetto da qualche anomalia cromosomica, questo è quanto promesso da alcuni ricercatori olandesi che, in occasione della ventiseiesima assemblea annuale della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre), hanno presentato il frutto della loro ricerca. La tecnica utilizzata è stata denominata MLPA, e permette di isolare il DNA del nascituro dal sangue della madre incinta da almeno 6 settimane. Secondo Suzanna Frints, genetista clinica, il kit offrirebbe una pratica non invasiva, così come invece accade oggi con l’amniocentesi e potrebbe essere commercializzato in tutti gli ospedali a un prezzo tra i 30 e i 150 euro (per l’amniocentesi il costo è sensibilmente più altro, tra i 500 e i 700 euro). I risultati del test sono stati confrontati con quelli dell’amniocentesi; al momento dimostrano un’affidabilità che si aggira intorno all’80%, si sta lavorando per ottimizzare il tutto, riducendo quelli che in gergo vengono definiti falsi positivi. Sempre secondo i ricercatori, il test potrebbe trovare impiego negli ospedali tra 3-5 anni. Fonte

Individuato un nuovo gene responsabile della sclerosi multipla

Ricercatori italiani del CNR, in collaborazione con altri scienziati e con centri clinici della Sardegna, sono riusciti a individuare un altro gene coinvolto nella sclerosi multipla, la malattia che in Italia ogni anno colpisce 50.000 persone (si manifesta principalmente tra i 14 e i 40 anni), soprattutto nella regione della Sardegna.  La ricerca, intitolata Variants within the immunoregulatory CBLB gene are associated with multiple sclerosis è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics e rientra nello studio di associazione dell’intero genoma Gwas-Genome wide association study, condotto su 883 pazienti e 872 volontari sani (tutti pazienti sardi). Il gene individuato regola l’attivazione del recettore dei linfociti; si è appurato che, in alcune cavie, inducendo sperimentalmente l’assenza del gene,  la cavia si ammala di encelofalomielite autoimmune, una malattia per diversi aspetti simile alla sclerosi multipla. La scoperta si spera possa aprire nuove strade per combattere la terribile malattia. Fonte

Consumare troppo alcol accorcia la vita

Da una ricerca tutta italiana, emerge un dato importante, che in una qualche maniera non fa altro che confermare quanto da tempo molti scienziati asseriscono: consumare troppo alcol comporta seri problemi, compresa un’aspettativa di vita accorciata. In particolare, nella ricerca dell’università di Padova, quella degli Studi di Milano, in collaborazione con la Fondazione Irccs ospedale Maggiore Policlinico si evince che il legame tra consumo di alcol, invecchiamento e propensione al cancro, corrisponde, a livello cellulare, con l’accorciamento dei telomeri (strutture cellulare composte da sequenze ripetute di DNA e da alcune proteine). I telomeri si accorciano naturalmente durante l’intero arco della vita, ma il consumo di alcol ne accelera notevolmente la fase. La ricerca ha visto protagonisti 59 persone regolari consumatori di alcol (il 22% con almeno 4 bicchieri di vino o simili consumati al dì) e 159 volontari che mediamente consumano il classico bicchiere al dì (solo il 4% di questi assumeva 4 bicchieri di vino o altra bevanda alcolica al giorno). Si è cercato di prendere in esame soggetti con il più simile stile di vita, in modo da avere un risultato non falsato da cattive abitudini, come il fumo, particolari stress, esercizio fisico etc. Ne è emerso che “la lunghezza dei telomeri era dimezzata negli alcolisti in confronto ai soggetti di controllo”, in buona sostanza gli alcolisti sembrano più vecchi di quanto non siano in realtà, con tutti i rischi di ammalarsi prematuramente delle classiche malattie di vecchiaia, nonché di avere una maggiore propensione allo sviluppo di tumori. Fonte

Il cervello compie bene solo due compiti per volta

Grazie a uno studio condotto presso l’Institute National de Sante et de la Recherche Medicale e dall’Etienne Koechlin dell’Ecole Normale Superieure, due istituti di Parigi, si è appurato che il nostro cervello riesce a compiere bene solo due compiti per volta, azionando i due lobi che si “concentrano” ognuno su un singolo problema. Per giungere a tale conclusione, il prof. Sylvain Charron, si è avvalso della risonanza magnetica funzionale, riuscendo così a tenere sotto controllo il cervello di alcuni volontari sottoposti a un test in cui gli stessi erano chiamati ad abbinare delle lettere. Si è appurato che nei soggetti che si concentravano su un singolo problema, i due lati del cingolato anteriore dorsale e della corteccia premotoria si attivavano, contrariamente a quando i volontari erano impegnati in contemporanea alla risoluzione di più quesiti. In questo caso, le regioni cerebrali di sinistra manifestavano un’attività corrispondente al compito principale, quella delle zone a destra erano relative all’esercizio secondario. La ricerca è stata pubblicata sul magazine scientifico Science.

Un virus per la produzione facile facile dell’idrogeno

Presso il MIT si sta lavorando per mettere a punto un particolare virus la cui dote sarebbe quella di scindere le molecole d’acqua sottoposta ai raggi solari (un po’ come succede in natura con le piante). In questo modo si renderebbe molto più agevole la creare di idrogeno. L’impiego su larga scala potrebbe essere un valido metodo per la produzione efficiente di energia e combustibile a idrogeno. I ricercatori, con a capo Angela Belcher, hanno modificato genetica un virus innocuo per l’uomo, nella fattispecie il virus conosciuto come M13; questi, modificato a dovere e grazie all’impiego dell’ossido di iridio (che funziona da catalizzatore) riesce ad aggregarsi con la porfirina di zinco, creando così un composto chimico capace di spezzare le molecole d’acqua. Fonte e approfondimento

La pillola dimagrante senza effetti sulla psiche

Alcuni scienziati italiani sono sicuri di aver messo a punto un particola farmaco contro la “ciccia”, senza che questi causi effetti sulla psiche ma solo sul metabolismo della persona. La ricerca, resa pubblica sulla rivista Cell metabolism, è stata coordinata dal dott. Uberto Pagotto, un endocrinologo dell’Università di Bologna e ha visto protagonisti alcuni topolini. Lo studio dimostra che per dimagrire non si ha bisogno di un farmaco in grado di ridurre l’appetito, bensì di un composto in grado di intervenire sul metabolismo energetico, spingendo il corpo a bruciare più calorie di quanto normalmente fa. Fonte e approfondimento

Coca Cola e sterilità maschile

Una recente ricerca condotta presso il Rigshospitalet di Copenhagen e coordinata dalla d.ssa Tina Kold Jensen, dimostrerebbe come la Coca Cola, assunta in dosi eccessive, potrebbe diminuire sensibilmente il numero di spermatozoi, finanche a produrre la sterilità. Il test ha visto coinvolti 2500 maschi; degli stessi sono stati costantemente tenuti sotto controllo le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita. Ne è emerso che gli uomini che bevevano dosi limitate di Coca Cola e adottavano uno stile più sano mostravano mediamente 50 milioni di spermatozoi per millimetro, contro il meno 30% di coloro che assumevano più di un litro al giorno di bevanda. La caffeina poco centrerebbe con il dato, se non per il fatto che manifesterebbe il problema se accoppiata ad una abitudine alimentare povera di frutta e verdura. Il risultato sarà ora ulteriormente analizzato, anche perché il problema potrebbe essere una qualche sostanza presente nella bevanda, la cui ricetta “segreta” non è mai stata rivelata.

Un computer che riesce a decifrare il pianto di un neonato

Presso il Muroran Institute of Technology, di Hokkaido, in Giappone, alcuni ricercatori hanno messo a punto un particolare software che, abbinato a un super computer, è in grado di catturare il pianto di un bebè, analizzarlo e quindi decifrarne il significato. Secondo Tomomasa Nagashima, a capo dell’equipe che ha seguito i lavori, il sistema potrà essere ulteriormente perfezionato, realizzando un piccolo display da far indossare al neonato e capace, quindi, di segnalare in tempo reale le emozioni del piccolo. Sarà una rivoluzione per tutti i genitori che al pianto del loro bimbo rimangono impietriti senza riuscire a capire il motivo del malessere del piccolo.

Il nostro corpo si trasforma in un touchscreen

Alcuni ricercatori americani (Chris Harrison, Dan Morris e Desney Tan con) stanno mettendo a punto una nuova tecnologia, denominata Skinput, che permetterà di utilizzare la pelle del corpo umano come una tastiera da PC o telefonino. Il progetto, le cui ricerche si svolgono presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh e i Microsoft Labs, prevede la mappatura di alcuni suoni prodotti dall’avambraccio, determinati grazie alle diverse combinazioni di pelle, muscoli e ossa. In poche parole si sfruttano le basse frequenze emesse dal tocco di un dito sulla pelle e la sensibilità di alcuni micro proiettori montati su alcune tipologie di cellulari. Si proietta sul braccio l’immagine di una tastiera, quindi un microfono molto sensibile capta il tocco del dito sulla pelle, un software analizza il suono e individua la posizione del dito sulla tastiera virtuale. La scoperta potrebbe avere importanti ripercussioni anche nel mondo dei videogame.

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Frattura ossea? Niente paura, una semplice iniezione e tutto si ricompone

Un nuovo composto brevettato dall’Imcb-Cnr di Napoli e Finceramica SpA, permetterà di “riparare” alcune fratture ossee con una semplice iniezione di materiale direttamente nell’osso danneggiato. Il polimero sintetico utilizzato potrà anche essere impiegato per rinsaldare il materiale osseo perso a seguito di osteoporosi. Si tratta di un materiale bioceramico riassorbibile e iniettabile mediante tecniche chirurgiche o vie d’accesso anatomiche mini invasive. Già dopo pochi minuti dal trattamento, il materiale si solidifica colmando la frattura, favorendo la rigenerazione dell’osso. A differenza di altre soluzioni similari, il materiale non intacca i tessuti circostanti, per esempio non produce calore ed evita effetti collaterali dovuti a possibili allergie. Il brevetto, del quale Finceramica S.p.a. ha ottenuto il potenziale sfruttamento industriale, sarà ora sottoposto alla fase di prototipazione e successivamente potrà essere impiegato nelle sperimentazioni pre-cliniche.