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Controllare il tuo smartphone con un mini-trackpad che sta su un’unghia

I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno sviluppato un mini-trackpad wireless che può essere indossato su un’unghia. Si chiama NailO, ed è simile a un’unghia finta che tanto va di modo oggigiorno. Una volta appiccicato può essere sfiorato con qualunque altro dito per simulare una sorta di touchscreen in grado di dialogare con lo smartphone e impartire comandi, così come avviene, ad esempio, con un qualunque trackpad di un notebook.

Processore, batteria, chip di telerilevamento e radio Bluetooth sono integrati in un circuito che si trova sotto il trackpad capacitivo. I ricercatori sono a lavoro per ridurre lo spessore del “mini-trackpad” cercando di consolidare i componenti in un unico chip, il che permetterà anche di ridurre il consumo energetico.

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Secondo i suoi inventori, il dispositivo potrebbe diventare un vero accessorio di moda oltre che un valido dispositivo per controllare da remoto smartphone e PC, la membrana superficiale, infatti, può essere sostituita agevolmente, con soluzioni di colori e temi che possono essere scelti dall’indossatore, magari per meglio abbinarsi con un particolare abito.

Ulteriori dettagli sull’innovativo mini-trackpad saranno svelati settimana prossima in occasione della conferenza “Computer Human Interaction” che si terrà a Seoul, in Corea del sud.

Ur/Web. Il linguaggio super veloce che unifica lo sviluppo di pagine Web

Sviluppare una pagina Web mediamente complessa richiede oggi la conoscenza di una serie di tecnologie, ad esempio HTML e JavaScript ma anche i fogli di stile e linguaggi per l’interrogazione dei database. Ora, però, un ricercatore del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha raggruppato tutte queste tecnologie in un unico linguaggio che potrebbe semplificare lo sviluppo, accelerare le prestazioni e proteggere meglio i siti Web. Il linguaggio, chiamato Ur/Web, consente agli sviluppatori di scrivere pagine Internet incorporando molte delle tecnologie Web più utilizzate, liberando lo sviluppatore dal dover utilizzare diversi spezzoni di codice, in diversi linguaggi di programmazione, facendoli interagire tra loro. “Penso che questo sia un linguaggio dal grande potenziale, utile anche per per ridurre i costi di sviluppo Web” ha dichiarato il suo autore Adam Chlipala, che presenterà il suo lavoro il prossimo mese in occasione dell’Association for Computing Machinery’s Symposium on Principles of Programming Languages. Ur/Web incapsula tutte le capacità offerte da HTML, JavaScript, XML, Cascading Style Sheets (CSS) e finanche SQL per l’interrogazione dei database, creando un unico codice compilato in linguaggio macchina. “In Ur/Web tutto è basato sulle transazioni, la richiesta di un singolo client viene gestita da quello che sembra un’esecuzione ininterrotta di una singola funzione” spiega Chlipala. Così come i tradizionali linguaggi di programmazione come C e Java — e a differenza dei linguaggi Web come JavaScript — Ur/Web è fortemente tipizzato; ciò significa che tutte le variabili e le funzioni del programma devono essere conformi a un tipo di dati pre-impostati, un sistema che limita la capacità di un utente malintenzionato di scrivere codice malevolo attraverso un modulo web.

Ricercatori del MIT creano sistema per osservare attraverso i muri

Si chiama WiTrack e permette di percepire i movimenti di una persona attraverso i muri. Si tratta di un’evoluzione del sistema WiVi, già sviluppato in precedenza dai medesimi ricercatori NETMIT del Massachusetts Institute of Technology ma non così preciso come la tecnologia messa a punto ora. WiTrack funziona analogamente a un sonar o radar. Utilizza un trasmettitore radio e tre antenne riceventi. Viene inviato un segnale di bassa potenza radio (100 volte minore del Wi-Fi e 1.000 volte minore di un trasmettitore usato da un telefono cellulare) dall’antenna trasmittente, le altre antenne percepiscono il segnale rimbalzandolo, il sistema calcola quindi le differenze di segnale e individua la persona dietro il muro in tempo reale con un’accuratezza di 4-8 centimetri. I ricercatori hanno suggerito anche alcune applicazioni pratiche per la tecnologia WiTrack: potrebbe ad esempio essere impiegata dalla polizia per tenere traccia di determinate persone all’interno di un edificio. Risvolti interessanti anche in campo ludico, la casa potrebbe trasformarsi in un ambiente interattivo dove giocare.

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Hacker usano server del MIT per hackerare 100.000 siti

Quasi cinque mesi di attacchi inosservati, poiché provenienti dal Massachusetts Institute of Technology, sono stati portati a termine da provetti hacker che, sfruttando una falla del noto gestore PHPMyAdmin (vulnerabilità presente nelle release che vanno dalla 2.5.6 alla 2.8.2. L’attuale versione scaricabile è la 3.4.7) sono riusciti ad hackerare oltre 100.000 siti web. La pratica, conosciuta in gergo come SQL injection, è stata portata a termine da un server del MIT identificato come CSH-2.MIT.EDU. In cinque mesi, lo script malevolo ha avuto modo di scaricare immagini da BlogSpot, DeviantART e Tumblr, nonché effettuare operazioni per innalzare il pagerank di alcuni siti. Il server infetto è stato identificato da Bitdefender; secondo gli esperti, sul server, non si riesce a capire ancora come, è stato installato il BlackHole exploit pack, un tool che cerca automaticamente le le vulnerabilità note dei sistemi. Fonte

Al MIT si lavora su un radar che permette di vedere attraverso i muri

I ricercatori del MIT Lincoln Laboratory hanno creato un nuovo sistema radar che permette loro di “vedere” attraverso i muri. Il dispositivo funziona in modo simile alla visione umana. Proprio come fanno le onde della luce visibile che rimbalzano sugli oggetti e colpiscono la retina nei nostri occhi, il sistema radar rileva le onde radio che rimbalzano sugli oggetti e che fanno ritorno ai ricevitori del radar. Il sistema radar del MIT, consiste in una serie di antenne e trasmettitori che emettono onde di una certa frequenza nella direzione desiderata, opportuni amplificatori di segnale amplificato il debole segnale di ritorno che attraversa in muri, mentre un computer, analizza i dati degli amplificatori e ricostruisce su un display l’immagine che sta al di la del muro. Il sistema radar del MIT può essere utilizzato fino a 18 metri di distanza dal muro, e fornisce in tempo reale l’immagine dietro al muro con una velocità di 10,8 fotogrammi al secondo. Fonte

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Una batteria che promette di rivoluzionare il mondo delle auto elettriche

Un gruppo di ricercatori del MIT ha sviluppato un nuovo sistema di batteria (denominata Cambridge crude) che potrebbe rappresentare una svolta per lo stoccaggio di energia per i veicoli elettrici. I ricercatori sostengono che la ricarica della nuova tipologia di batteria può essere tanto semplice e veloce quanto lo è oggi fare rifornimento di benzina. L’anodo e il catodo della batteria sono rappresentati da particelle sospese in un elettrolita liquido. La progettazione della nuova batteria prevede una netta separazione delle funzioni di stoccaggio e scarico dell’energia, in modo da rendere più efficiente la progettazione; il team di sviluppo pensa che il nuovo progetto permetterà la realizzazione di batterie con dimensioni significativamente ridotte, rendendo, di fatto, più leggeri i veicoli elettrici e dando loro una portata maggiore. Il team di ingegneri spera di riuscire a metter su un prototipo funzionante entro i prossimi tre anni. Fonte e approfondimenti

Produzione di idrogeno a buon mercato usando un catalizzatore al cobalto

Sono in molti a sperare che ben presto l’idrogeno sostituirà gli idrocarburi tradizionali. Ma, finora, la mancanza di nuovi metodi poco costosi per la produzione e di stoccaggio ha impedito il raggiungimento di tale obiettivo. Nel corso degli ultimi anni, ricercatori del MIT hanno provato a sperimentare nuovi catalizzatori a basso costo in grado di produrre l’idrogeno dall’acqua, e questa settimana in occasione dell’uscita del nuvoo numero della rivista accademica “Proceedings of the National Academies of Scienceviene mostrato come l’impiego di un catalizzatore al cobalto con una cella solare al silicio permette di creare un dispositivo che utilizza l’energia solare per scindere l’idrogeno dall’acqua. Si tratta ancora di un concept che si spera possa essere perfezionato e dare presto al mondo uno strumento economico in grado di produrre energia pulita. Fonte

Scienziati del MIT creano la prima foglia artificiale

In occasione dell’annuale meeting nazionale della American Chemical Society, un gruppo di scienzati del mit, capeggiati dal prof. Daniel Nocera,  ha annunciato di essere riusciti a produrre una foglia artificiale che, non solo utilizza materiali  a basso costo, ma permette di compiere un processo di fotosintesi fino a dieci volte più efficiente di una foglia reale. La tecnologia impiegata simula la fotosintesi utilizzando la luce solare per dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno, gas che potranno essere immagazzinati per creare delle pile a combustibile. A differenza di altre soluzioni simili, il processo può anche impiegare dell’acqua sporca, rendendo ancora più interessanti i possibili campi applicativi dello studio. Al momento non sono state divulgate altre informazioni, certo è che se la tecnologia troverà impiego commerciale, i risvolti positivi potrebbero essere moltissimi, soprattuto in quello che sembra essere il tema caldo degli ultimi anni: energie alternative, possibilmente meno inquinanti possibili. Fonte

Stampante 3D utilizzata per creare un vero flauto da concerto

Le stampanti 3D finora prodotte sono state generalmente impiegate per creare dei prototipi che danno al progettista un’idea di quello che sarà il prodotto una volta realizzato. Ma ora sembra che l’impiego stia passando ad uno step successivo, ovvero nella realizzazione di strumenti che possono trovare reale impiego nella vita di tutti i giorni. Amit Zoran del MIT Media Lab, ha progettato e “stampato” un flauto da utilizzare durante i concerti. Per la produzione dell’oggetto si è fatto affidamento alla stampante Connex500 3D; gli unici elementi non stampati sono sta le molle per le chiavi. L’intero processo di stampa ha impiegato circa 15 ore. Anche se è difficile giudicare le qualità acustiche di uno strumento attraverso un video di YouTube, sembra essere una riproduzione abbastanza impressionante. Fonte

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Ricercatori del MIT stampano celle solari su un foglio di carta

Presso il Massachusetts Institute of Technology alcuni ricercatori sono riusciti con successo a stampare su un foglio di carta patinata una cella solare in grado di produrre energia elettrica. Si tratta di una scoperta sensazionale che apre la porta a migliaia di nuovo applicazioni. Il dispositivo è frutto della collaborazione tra ENI e il MIT, coinvolte in un progetto comune volto a creare nuove strutture tecnologiche in grado di sfruttare l’energia solare (nel progetto Eni ha investito 5 milioni dollari). Il prototipo è stato presentato pochi giorni fa in occasione di una conferenza stampa tenuta da Vladimir Bulovic, direttore del Solar Eni-MIT Frontiers Research Center. La tecnica utilizzata per realizzare la cella solare è molto simile a quella impiegata da una comune stampante a getto d’inchiostro per riprodurre su carta un disegno; nel caso della stampa della cella solare viene fatto uso di un particolare materiale semiconduttore organico con tinture a base di carbonio.  Durante la conferenza stampa, Paolo Scaroni, CEO di ENI, ha dichiarato che Eni sta finanziando il centro di ricerca poiché la società petrolifera è conscia che presto gli idrocarburi si esauriranno e che ritiene il solare un valido sostituto. Fonte

Ricercatori del MIT stampano celle solari su un foglio di carta
Un virus per la produzione facile facile dell’idrogeno

Presso il MIT si sta lavorando per mettere a punto un particolare virus la cui dote sarebbe quella di scindere le molecole d’acqua sottoposta ai raggi solari (un po’ come succede in natura con le piante). In questo modo si renderebbe molto più agevole la creare di idrogeno. L’impiego su larga scala potrebbe essere un valido metodo per la produzione efficiente di energia e combustibile a idrogeno. I ricercatori, con a capo Angela Belcher, hanno modificato genetica un virus innocuo per l’uomo, nella fattispecie il virus conosciuto come M13; questi, modificato a dovere e grazie all’impiego dell’ossido di iridio (che funziona da catalizzatore) riesce ad aggregarsi con la porfirina di zinco, creando così un composto chimico capace di spezzare le molecole d’acqua. Fonte e approfondimento

Il laser al germanio per creare PC ultra veloci

Grande passo in avanti da parte degli scienziati del MIT, tanto che gli stessi ricercatori esaltano la notizia, affermando con convizione che entro pochi anni si avranno computer in grado di effettuare calcoli alla velocità della luce. La notizia trova fondamentea in base alla realizzazione di un particolare laser a base di germanio e in grado di produrre onde luminose adatte al trasporto di informazioni a temperatura ambiente. La scoperta potrebbe così consentire la sostituzione delle classiche connessioni elettriche, utilizzate per il trasporto dei dati, con più veloci e performanti fasci di luce.

I virus per creare potenti batterie

Presso il MIT, un gruppo di ricercatori, guidati dalla prof. Angela Belcher, ha messo a punto una nuova batteria che funziona grazie a un virus modificato geneticamente, nella fattispecie si tratta del batteriofago M13. Sarà così possibile creare batterie, sia per piccoli dispositivi portatili, sia per autoveicoli, senza impiegare prodotti chimici dannosi per l’ambiente. I virus impiegati hanno la capacità di ricoprirsi di fosfato di ferro, quindi “afferrare” i nanotubi di carbonio e creare una sorta di rete di materiale super condutttivo e in grado di trasferire l’energia dall’anodo al catodo in un tempo ristrettissimo. Le batterie così realizzate, pur mantenendo inalterata la forma, rispetto a quelle già commercializzate, risultano molto più leggere e sicure per l’ambiente, inoltre potranno essere ricaricate per circa 100 volte.

Il tuo notebook si ricarica in appena un secondo

I ricercatori Byoungwoo Kang e Gerbrand Ceder del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge hanno messo a punto un particolare tipo di batteria al litio che per ricaricarsi impiega meno tempo di quanto hai impiegato per leggere le prime due frasi di questo post. Una vera rivoluzione che potrebbe cambiare notevolmente il mercato dei dispositivi mobili e delle auto elettriche. Ad esempio, basterebbe un solo minuto per caricare completamente la batteria di un comune notebook. La velocità di carica dipende essenzialmente da quanto velocemente gli elettroni e gli ioni si muovono all’interno degli elettrodi. I ricercatori hanno moltiplicato tale velocità, adoperando strutture nanoscopiche e aggiungendo opportuni additivi come il carbonio. Fonte e approfondimenti

GenShock genera energia gratuita per la tua automobile

Presso il MIT alcuni studenti hanno messo a punto una particolare sospensione, denominata GenShock,  che può essere utilizzata su qualunque automobile e in grado di produrre energia senza dover ricorrere a carburante o altre fonti, ma semplicemente grazie ai naturali sobbalzi che un’auto compie durante il tragitto.  La sospensione è formata da un pistone che comprime del liquido contenuto al suo interno;  quando l’auto utilizza le sospensioni per attutire i sobbalzi, il liquido si comprime azionando le pale di un piccola turbina, quest’ultima genera così dell’energia che può essere utilizzata per alimentare autoradio, aria condizionata, alternatore o qualunque altro dispositivo elettrico del veicolo. I primi prototipi del dispositivo GenShock sono già stati montati su un Humvee di casa Hummer.  Link per approfondimenti