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Anno di nascita influenza obesità delle persone

Un recente articolo pubblicato sul magazine scientifico “PNAS Early Edition” mette in evidenza come l’anno di nascita influenza l’insorgere dell’obesità. Diventare grassi, quindi, non dipende solo da una predisposizione ma anche da come i nostri geni interagiscono con il cambiamento evolutivo. I ricercatori hanno appurato che il livello di impatto di una variante del gene FTO (Fat mass and obesity associated) – già collegato al rischio di obesità anche nell’uomo – dipende anche dall’anno di nascita.
Lo studio ha analizzato gli abitanti di Framingham (Framingham Offspring Study) seguendo le generazioni degli abitanti del paese dal 1948 e catalogati fra il 1971 – quando gli individui avevano tra i 27 e i 63 anni – e il 2008. In particolare gli scienziati hanno messo sotto osservazione il BMI (indice di massa corporea) degli individui con lo scopo di trovare un nesso con il gene FTO responsabile dell’obesità. James Niels Rosenquist del Massachusetts General Hospital (MGH), autore principale dello studio, ha spiegato:
“Osservando i partecipanti abbiamo trovato che la correlazione tra la più nota variante genica associata all’obesità e il BMI è aumentata in modo significativo all’aumentare dell’anno di nascita dei partecipanti”. Nessun legame invece è stato appurato fra la variante in questione del gene e l’obesità nei nati prima dell’anno 1942; per i nati negli anni che seguono, il legame risulta invece molto più evidente di quanto in precedenza riportato. Per gli studiosi il problema è sostanzialmente da ricercarsi nella condizioni di vita sempre migliori, con il cibo che diventa sempre più calorico ed elaborato e i lavori manuali – che permettono di bruciare energia e quindi grassi – sempre più relegati a macchine super hi-tech in grado di svolgere il lavoro al posto dell’uomo. “I nostri risultati suggeriscono l’importanza di interpretare qualsiasi studio genetico con buon senso, lasciando aperta la possibilità che in futuro si manifestino nuovi fattori di rischio genetico dovuti a diverse risposte geneticamente indirizziate dal nostro ambiente che è in continua evoluzione” ha concluso Rosenquist. Fonte

Il troppo calore in casa non aiuta a dimagrire

Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’University College londinese, mostra come mantenere casa troppo calda, magari con l’ausilio di termosifoni e stufette, non aiuta il corpo a spendere energia e, di conseguenza, favorisce l’obesità. La ricerca è stata di recente pubblicata sul magazine scientifico Obesity Reviews e condotta dalla dott.ssa Fiona Johnson e dalla collega Marcella Ucci. Le ricercatrici, prendendo in esame le temperature nelle abitazioni private inglesi, dal 2008 fino ai nostri oggi, hanno appurato una netta proporzione tra obesità e calore degli ambienti domestici. Fonte

Mamma in carriera? I bimbi mangiano male

Uno studio condotto dalla ricercatrice Catherine Law del Institute of Child Health, che ha visto coinvolti oltre 12.500 bambini con età pari a cinque anni, ha messo in evidenza come i bimbi figli di mamme lavoratrici, conducono uno stile di vita meno salutare, mangiando merendine, passando diverse ore davanti la TV e preferendo la console e il PC ai classici giochi all’aria aperta. Si tratta di uno studio che avvalora e rafforza una seconda ricerca che metteva in relazione l’obesità dei ragazzi con il fatto che le mamme fossero lavoratrici. La ricerca, sottolinea la professoressa Law, non impone alle mamme di non lavorare, ma vuole sensibilizzare i governi a sviluppare politiche e programmi di sostegno per i genitori. Link per approfondimenti

Sei pessimista? Hai buone probabilità di dimagrire

Una recente ricerca condotta dal prof. Hitomi Saito presso la Doshisha University di Kyoto e pubblicata sul magazine scientifico BioPsychoSocial Medicine (uscita di settembre 2009), mette alla luce come il carattere di una persona incida anche sul suo peso. Gli scienziati hanno preso in esame 147 persone obese in cura presso la struttura Kansai Medical University Hospital Obesity Clinic. I pazienti, quindi, per sei mesi sono stati sottoposti a cura dimagrante  che, oltre a cibo razionalizzato e attività fisica, prevedeva anche il supporto di uno psicologo. Bene, a cura terminata, i pazienti che avevano manifestato inizialmente consapevolezza del proprio stato di obesità e pessimismo nella riuscita della dieta, hanno manifestato una percentuale di dimagrimento maggiore rispetto a chi, invece, aveva dimostrata un sano ottimismo.  Secondo i ricercatori, la maggiore sicurezza raggiunta durante il programma di dimagrimento aiuta mantenere negli anni uno stile di vita sano, utile a mantenere sotto controllo il peso. Fonte: AdnKronos