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L’uomo di Neanderthal mangiava i suoi simili dopo la morte?

L’analisi di alcuni fossili di due adulti e un bambino, rinvenuti nella regione francese di Poitou-Charentes tra il 1967 e il 1980 – una zona di caccia per l’uomo di Neanderthal – lascia pensare agli scienziati che l’uomo di Neanderthal smembrava le ossa dei cadaveri, secondo gli scienziati il motivo può essere riconducibile al fatto che egli si cibava dei resti dei cadaveri oppure utilizzava le membra per riti funebri. Sull’aspetto del cannibalismo gli esperti comunque parlano con cautela, saranno infatti necessarie ulteriori indagini, infatti, nello stesso sito sono infatti presenti grandissime quantità di carcasse di animali, il che lascia pensare che si trattava di una zona ricca di cibo e non si spiegherebbe perché l’uomo avrebbe preferito consumare la carne dei propri simili piuttosto che quella degli animali circostanti.

In particolare, i ricercatori si sono soffermati su un osso di bambino, la cui tipologia di frattura lascia pensare che sia stato manipolato poco dopo la morte, con lo scopo di separare l’estremo superiore e inferiore del femore, dove si trovano le articolazioni. Il bordo superiore esibisce i segni di un impatto ‘post mortem’ con le marcature che non seguono la naturale separazione delle ossa.

I segni sulle ossa, risalenti a 57.600 anni fa, sono uguali a quelli già scoperti in altri siti, le ossa in alcuni casi risultano tagliate con opportuni strumenti oppure fratturate.
María Dolores Garralda, professoressa presso l’Università Complutense di Madrid spiega: “alcuni gruppi di Neanderthal tagliavano e dilaniavano i cadaveri di bambino o adulto poco dopo la morte usando strumenti litici”. Il gruppo di ricerca è attualmente al lavoro per scoprire segni di denti umani sulla ossa, prova certa che l’uomo dell’epoca si cibava dei suoi simili defunti.

I nostri antenati europei mangiavano anche cani e gatti

Alcuni ricercatori, esplorando la “Mirador El grotta” di Atapuerca, in Spagna, hanno rinvenuto alcuni reperti di ossa di animali risalenti a 3100 anni fa. Si tratta di ossa animali che confermano che i nostri antenati si cibavano anche di cani, gatti, volpi e tassi. Gli archeologi hanno rinvenuto su 24 reperti fossili di questi animali segni di denti umani. Secondo la ricercatrice Patricia Martin del Catalan Institute of Human Paleoecology and Social Evolution, può essere che questo tipo di cibo venisse consumato in periodi di carestia o carenze alimentari. Tuttavia, spiega la ricercatrice, “secondo i dati etnografici, in alcune culture asiatiche o tra i berberi, la carne di cane viene considerata come una ricca fonte di proteine, una specialità gastronomica. Non si può neanche escludere che in alcuni casi l’obiettivo primario era quello di ottenere la pelle di questi animali”.

Una delle ossa di cane recuperate nella grotta. Sono evidenti segni dei denti umani.
Una delle ossa di cane recuperate nella grotta. Sono evidenti segni dei denti umani.

Le ossa rinvenute risalgono a un periodo che varia tra i 3.100 e 7.200 anni fa e secondo Patricia Martin nella grotta dove sono state rinvenute le ossa degli animali, gli stessi sono stati, smembrati, disossati e bolliti primi de essere consumati.

Un esauriente articolo in merito è stato pubblicato sul magazine “Quaternary International”.