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sfere di plasma
Sfere di plasma 500 volte le dimensioni della Terra eruttano ogni 90 minuti dal sole

Ogni circa 90 minuti il sole erutta giganteschi “blog”, perfette sfere di plasma, di cui ne sapremo di più grazie alla sonda solare Parker attualmente in rotta verso il sole; la sonda – lanciata nel mese di agosto 2018 si trova oggi a circa 15 milioni di chilometri dal sole ed è destinata ad avvicinare fino a 6,4 milioni di km – ha recentemente terminato la sua seconda ricognizione ravvicinata e inizierà a inviare i dati raccolti sulla Terra.

La NASA spera che la sonda si avvicini abbastanza da catturare i blob subito dopo la loro formazione. Queste immense bolle di plasma che viaggiano nel vento solare sarebbero immense e molto dense, si parla di dimensioni che vanno da 50 a 500 quelle della Terra. “Sembrano le bolle emesse da una lampada di lava”, ha dichiarato Nicholeen Viall, astrofisico presso il NASA/Goddard Space Center. Gli scienziati sono a conoscenza di questi blob da decenni, ma è solo ora che possiamo esaminarli direttamente dalla fonte. Grazie al campo magnetico terrestre il nostro pianeta è abbastanza protetto dall’impatto dei residui di tali blob, tuttavia gli stessi sono potenzialmente in grado di interferire con i nostri satelliti e sistemi di comunicazione.

Le sfere di plasma sono state ipotizzate attraverso il riesame di dati provenienti dalle sonde spaziali Helios 1 e Helios 2 (sonde in rotta verso il sole e lanciate nel 1974 e 1976). Le due sonde gemelle hanno orbitato intorno al sole per quasi un decennio, riuscendo ad avvicinarsi alla nostra stella fino a una distanza di 27 milioni di chilometri.
Usando questi dati, il professore Simone Di Matteo ha individuato modelli di dati coerenti con sciami di bolle che “trasudano” dal sole. I risultati sono stati pubblicati sul magazine scientifico JGR Space Physics.

NASA scopre la galassia più brillante finora conosciuta

Possiede 300 trilioni di soli la galassia scoperta dal telescopio Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della NASA, si tratta della galassia più luminosa conosciuta fino ad oggi. Il nome ufficiale della galassia è WISE J224607.57-052635.0. I ricercatori ritengono che la sua luminosità prenda vita da un enorme buco nero supermassiccio al centro della galassia. Questo, in sé, non è raro, ma questo buco nero specifico è incredibilmente grande e remoto e capace di risucchiare gas e materia, riscaldando la materia circostante a milioni di gradi, dando vita a raggi x, ultravioletti e luce visibile.

La ricerca indica che tale buco nero, quando l’universo aveva solo pochi anni di vita, era miliardi di volte più grande del nostro sole. Il telescopio WISE, grazie al quale è stato possibile individuare la galassia, è stato lanciato dalla NASA il 14 dicembre 2009 nell’ambito del Programma Explorer.

NASA. NuSTAR scatta foto del Sole come mai nessun altro prima

Il NASA’s Nuclear Spectroscopic Telescope Array, o più semplicemente NuSTAR, ha “scattato” quella che può considerarsi il “più definito ritratto del sole mai finora scattato ai raggi x”. Questa prima immagine copre parte della corona solare, “il braccio ad ovest del Sole”. Il file ad altissima risoluzione (formato TIF – 15MB circa) può essere visionato direttamente sul sito del NASA Jet Propulsion Laboratory presso il California Institute of Technology. I raggi X catturati sono frutto del gas riscaldato ad oltre 3 milioni di gradi kelvin. Le aree non rosse dell’immagine mostrano il materiale a “bassa temperatura” dell’atmosfera solare, circa 1 milione di gradi kelvin. L’immagine è stata ottenuta sovrapponendo quelle di NuSTAR con quelle ottenute dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA nell’ultravioletto. L’area colorata di blu mostra energie tra 3 e 5 kiloelettrovolt mentre quelle verdi da 2 a 3 kiloelettrovolt. NuSTAR grazie ai suoi dispositivi hi-tech cercherà ora di individuare i cosiddetti nanobrillamento (nanoflare), piccoli brillamenti che si verifica nella corona solare e che portano quest’ultima a essere più calda rispetto alla superficie del Sole. La centrale operativa della missione che ospita NuSTAR si trova presso l’Università di Berkeley.

Un Sole in miniatura si accenderà in laboratorio

192 fasci laser focalizzati all’interno di un cilindro cavo in un miliardesimo di secondo. In questo modo prenderà vita la prima stella creata in laboratorio. A renderlo noto è un gruppo di ricercatori, guidato da John Edwards, che ha pubblicato sulla rivista americana Physics of Plasmas un dettagliato articolo in cui viene spiegato il procedimento che porterà alla realizzazione della stella. Un processo, questo, che vedrà il formarsi di un vero e proprio “forno a raggi X”, una camera che imploderà con temperatura e pressione simili a quelle presenti al centro del Sole. L’esperimento, genererà, grazie ai fasci laser, un’energia di 1,8 megajoule con 500 terawatt di potenza, pari a mille volte l’energia usata da tutti gli Stati Uniti in un momento.  Il tutto si svolgerà in una camera che ha le dimensioni di una zolletta di zucchero, raffreddata criogenicamente e contenente una piccolissima capsula, grande quanto un cuscinetto a sfera, contenente deuterio e trizio.

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Ricercatori utilizzano stampante a getto d’inchiostro per la creazione di dispositivi solari

Ricercatori della Oregon State University hanno messo a punto una nuova tecnica, che grazie all’impiego della calcopirite, permette di “stampare” celle fotovoltaiche CIGS (denominate tali per la presenza di rame, indio, gallio e selenio) impiegando una comune stampante a getto di inchiostro. Un singolo strato di calcopirite (uno o due micron di spessore) è in grado di catturare l’energia dai fotoni in modo più efficiente rispetto a uno strato di silicio da 50 micron di spessore. I due principali vantaggi dei dispositivi solari CIGS sono il bassissimo costo per la loro produzione, il che significa che possono essere prodotti rapidamente e in grandi quantità, e la diminuzione della quantità di rifiuti di materie prime; secondo lo studio, tali nuovi dispositivi sono in grado di ridurre lo spreco di materie prime del 90 per cento. Fonte e approfondimento

Svolta nei pannelli solari. Nuovo materiale cattura 90% dell’energia solare

Alcuni ricercatori sostengono che grazie a un nuovo materiale ad alta capacità di irradiamento solare, entro cinque anni sarà possibile realizzare dei particolari fogli, da applicare anche agli impianti già esistenti, e in grado di incrementare notevolmente l’efficienza produttiva.  Gli attuali sistemi adottati, sostanzialmente “soffrono” di un duplice problema: Ii primo luogo, hanno difficoltà a convertire tutta la luce catturata in elettricità. In secondo luogo, riescono a catturare solo una piccola banda delle lunghezze d’onda della luce del Sole che irradia la Terra. I ricercatori dell’Università del Missouri affermano di aver risolto il secondo dei problemi, sostenendo di aver messo a punto un dispositivo in grado di catturare il 90% luce solare, contro il 20% degli attuali pannelli fotovoltaici. Il sistema messo a punto dal dott. Patrick Pinhero, professore associato di ingegneria chimica, prevede l’utilizzo di uno speciale sottile foglio modellabile di piccole antenne denominate nantenna. A questo indirizzo è possibile leggere un abstract dell’articolo pubblicato sul magazine scientifico Journal of Solar Energy Engineering. Fonte

R136a1, la stella grande 265 volte più del Sole

Si chiama R136a1,è una stella, individuata da alcuni astronomi inglesi, dalle dimensioni esageratissime: ben 265 volte più grande del nostro Sole. Per individuare l’enorme stella i ricercatori si sono avvalsi delle più avanzate tecnologie, come il Very Large Telescope dell’Eso (che trova posto in Cile). R136a1 è la stella più grande dell’Universo finora conosciuta, l’annuncio della scoperta è stato dato dal prof. Paul Crowther della Sheffield University mentre osservava gli ammassi stellari Ngc 3603 e RMC 136, incubatori cosmici di stelle super-massive. Secondo Crowther, “R136a1 è in una fase di vita intermedia, e ha subito una intensa riduzione di massa, circa un quinto della sua massa iniziale”.

2013, una tempesta solare potrebbe mettere KO reti elettriche e informatiche

Secondo quanto riportato da alcuni scienziati della Nasa, una violenta attività solare, prevista a partire dal prossimo 2013, potrebbe portare alla distruzione di molte reti elettriche e informatiche. Inoltre, secondo Richard Fisher, scienziato dell’ente spaziale americano, il problema potrebbe riguardare anche i nostri satellite in orbita. Un altro scienziato, Tom Bogdan, ha ipotizzato un modello matematico che raffigura quello che realmente potrebbe accadere. Bogdan ha dichiarato: “Il primo segno di pericolo si avvertirebbe quando le radiazioni interesserebbero i ponti radio e GPS. Dopo una decina di minuti, i satelliti che trasmettono conversazioni telefoniche, TV ed informazioni di ogni genere sarebbero praticamente spazzati via“.

Lampade UVA, studio conferma che sono cangerogene

Un recente studio portato a termine da specialisti dell’Organizzazione mondiale delle Sanità (OMS), e pubblicato sul maagazine scientifico Lancet, classifica i raggi UVA (lampade e lettini abbronzanti) come elementi cangerogeni al pari di fumo, arsenico etc. Il rischio di contrarre il cancro aumenterebbe addirittura fino al 75% per chi si sottopone a lampade abbronzanti prima dei 30 anni. L’uso eccessivo, quindi, sarebbe da sconsigliare, soprattutto fra i giovani. Per chi proprio non potesse fare a meno della tintarella artificiale,  i ricercatori hanno posto un limite di dieci docce solari l’anno.

Troppa luce del sole può essere causa di suicidio?

Un gruppo di ricercatori svedesi, guidati da Karin Sparring Björkstén del Karolinska Institut, ha constatato come in Groenlandia, l’avvento dell’Estate, coincide con l’incremento del tasso di suicidi, con un picco massimo nel mese di giugno. I ricercatori ipotizzano che l’insonnia, causata dall’incessante luce del giorno, posso essere uno dei fattori che condizionano in modo deciso e forte la psiche dell’uomo. I dati presi in esame hanno considerato un arco temporale compreso tra il 1968 e il 2002. Gli autori ipotizzano che la luce del sole giochi un ruolo rilevante sul neurotrasmettitore denominato serotonina. Uno squilibrio di quest’ultimo può portare ad una maggiore impulsività che, in combinazione con la mancanza di sonno, spiega l’aumento dei tassi di suicidio durante il periodo estivo.  Secondo Björkstén,  “Le persone che vivono ad alte latitudini hanno maggiori difficoltà di adattamento alla luce. Durante i lunghi periodi di luce costante, è fondamentale mantenere il ritmo circadiano del sonno“.

Nasa, nel 2012 possibile Black Out sulla Terra

Da qualche mese a questa parte, l’attività del Sole è tendenzialmente in costante aumento, le eruzioni solari si stanno facendo via via più numerose e la quantità di energia e radiazioni è in progressione. Tali fenomeni, secondo la Nasa e la National Academy of Sciences, avranno il loro apice nell’anno 2012. Il nostro Pianeta non è nuovo a certe manifestazioni, la prima documentata è quella del 1859, portò gravissimi disagi al Pianeta, sebbene lo stato di avanzamento tecnologico fosse ancora in una fase embrionale. Un secondo sussulto del Sole avvenne nel 1921, in quel caso diversi milioni di utenze elettriche e telefoniche andarono in tilt. Secondo alcuni scienziati, un fenomeno però simile a quello del 1859, rapportato a oggi, causerebbe danni nell’ordine del duemila miliardi di dollari. In primis si verificherebbe un blackout elettrico generale, quindi apparecchiature elettriche in tilt, così come PC e altri dispositivi che oramai governano il nostro viver quotidiano. Secondo John Kappenmann, se un evento come quello del ’21 si ripetesse, le persone senza elettricità sarebbero stavolta 130 milioni.

Auto graffiata? Niente paura la vernice si ripara da sola

Biswajit Ghosh e Marek W. Urband della University of Southern Mississippi, hanno messo a punto una particolare composto che, così come la pelle umana, si rigenera se sottoposto a usura. Il composto è formato da un particolare polimero, a forma di anello, che, se inciso, libera delle sostanze chimiche capaci di rigenerare la “ferita”. Per scatenare la rigenerazione, basta il contatto con luce ultravioletta, va bene anche quella prodotta naturalmente dal nostro sole. Se il composto troverà impiego commerciale, sarà quindi facile trovarsi nella situazione in cui, per esempio, se la vostra auto subirà un graffio nel garage, questo scomparirà in pochi minuti di tragitto a cielo aperto. Il particolare composto è stato realizzato adoperando il chitosano, un derivato della chitina, componente che si trova nei gusci dei gamberetti, aragoste e altri tipi crostacei.