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Samantha Cristoforetti beve il primo caffè espresso nello spazio

Ne avevamo parlato qualche mese fa, ora il sogno di bere il primo caffè espresso nello spazio è diventato realtà. A sorseggiare per prima la bevanda più famosa al mondo è stata  Samantha Cristoforetti. Il caffè è stato preparato grazie all’ausilio della ISSpresso, la prima macchina espresso a capsule in grado di lavorare nelle condizioni estreme dello spazio. La speciale macchina del caffè è stata progettata e realizzata da Argotec e Lavazza in partnership pubblico-privata con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

ISSpresso rappresenta uno dei nove esperimenti selezionati dall’Agenzia Spaziale Italiana per la missione della Cristoforetti. Sebbene preparare un caffè possa sembrare un’operazione semplice, nello spazio diventa un’operazione abbastanza complicata, infatti, i principi che regolano la fluidodinamica dei liquidi a cui siamo abituati sulla terra, nello spazio cambiano completamente e per erogare un buon caffè gli ingegneri del progetto ISSpresso hanno dovuto mettere a punto un macchina che racchiude un alto concentrato di tecnologia.

“L’esperimento rappresenta un’opera di elevata ingegneria” ha spiegato il presidente dell’ASI, Roberto Battiston. David Avino, managing director di Argotec, e Giuseppe Lavazza, vicepresidente del Gruppo Lavazza  commentano così l’esperimento: “Con il successo dell’esperimento di oggi, abbiamo vinto la sfida che avevamo lanciato quasi un anno fa durante la presentazione del progetto, riuscendo a superare i limiti dell’assenza di peso e permettendo così di bere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale un ottimo espresso, simbolo indiscusso del made in Italy, ma anche migliorando le conoscenze di fluidodinamica”

Un laser spaziale potrebbe riscaldare le nostre case?

Alcuni scienziati scozzesi dell’Università di Dundee, guidati dal dr. Adrian Quarterman, stanno lavorando a un progetto di satellite in grado di catturare la luce del sole – grazie a opportuni pannelli solari – e “spararla” sulla Terra sotto forma di laser spaziale. E se nei film di fantascienza spesso soluzioni di questo tipo vengono impiegate per creare catastrofiche armi, nella realtà il team pensa possa rappresentate un’ottima fonte di energia alternativa.

Secondo quanto riferito al Times, le prime prove del laser spaziale effettuate in Scozia hanno dato ottimi risultati, e ora il team di ricerca spera di poter ripetere gli esperimenti anche in Portogallo.

Quarterman spiega al Times che “tutte le soluzioni laser impiegate fino da oggi in esperimenti di questo tipo sono basate su laser che impiegano cristalli, una soluzione che consente di assorbire gran parte della luce solare ma che lavora solo con determinate lunghezze d’onda. I semiconduttori, invece (che sono invece impiegati nel progetto) riescono a sfruttare meglio la luce del sole, assorbendo praticamente la luce dello spettro solare per intero”. Lo scienziato spera di convincere diverse aziende a investire in questa tecnologia, così da creare una sorta di costellazione di centinaia di piccoli satelliti, ciascuno con specchi e ottiche in grado di raccogliere la luce solare e creare un unico fascio laser super concentrato in grado di trasportare quest’energia rinnovabile sul nostro pianeta.

Una soluzione è senza ombra di dubbio molto affascinante, ma potrebbe essere anche molto pericolosa, cosa accadrebbe, infatti, se qualcuno prendesse il controllo dei satelliti e utilizzasse quest’enorme fonte energetica non a fin di bene?

Paul Allen, fondatore di Microsoft presenta la Vulcan Aerospace

Il miliardario Paul Allen, fondatore di Microsoft, è ora diventato anche fondatore dell’azienda “Vulcan Aerospace”, società dedita allo sviluppo aerospaziale con in programma la costruzione, tra l’altro, di un super aereo, lo Stratolaunch, – il più grande mai costruito finora – con apertura alare di ben 117 metri, alimentato con sei motori classe 747 e il cui primo volo è previsto entro il 2016. L’aereo, raggiungendo quota 30mila piedi, potrà essere utilizzato per il lancio di veicoli spaziali e sonde orbitanti evitando così gli enormi costi di carburanti attualmente impiegati per i lanci direttamente da terra.

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Una rappresentazione video di come funzionare il lancio in orbita di un razzo in orbita da parte dello Stratolaunch.

L’innovativo aereo, che potrà trasportare satelliti con un peso massimo di 6124 chilogrammi e il cui assemblaggio sta avvenendo a Mojave, in California, si ispira allo SpaceShipOne, la navetta della Scaled Composite che nel 2004 ha vinto il premio Ansari X di 10 milioni di dollari come primo velivolo privato a raggiungere lo spazio due volte in meno di due settimane: il 21 giugno 2004 e il 4 ottobre dello stesso. Lo SpaceShipOne ha raggiunto l’altitudine di 100 chilometri con a bordo l’equivalente di tre persone.

Muscolo artificiale pronto per essere utilizzato sui robot

Il sogno di Lenore Rasmussen di sviluppare un muscolo artificiale compirà un ulteriore passo avanti proprio in questi giorni, sarà infatti impiegato in un esperimento sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il materiale che compone il muscolo sarà lanciato nello spazio, destinazione ISS, con il sesto cargo rifornimenti, a trasportarlo sarà il razzo Falcon 9 di SpaceX che decollerà alle 22:33 ore italiane (arriverà nei pressi della Stazione mercoledì 15 aprile). Sarà conservato in un rack di stoccaggio a gravità zero in un laboratorio sulla Stazione spaziale per 90 giorni. Gli astronauti analizzeranno il materiale ogni tre settimane; al suo ritorno sulla Terra, previsto per il mese di luglio, lo stesso sarà testato e confrontato con materiali identici rimasti per lo stesso periodo di tempo sul nostro pianeta.

Il materiale messo a punto da Rasmussen (il cui primo brevetto è stato riconosciuto nel 1988) è stato sviluppato presso i RAS Labs, lavorando a stretto contatto con ingegneri e ricercatori dell’US Department of Energy. Vista la sua ottima resistenza alle radiazioni, il muscolo sintetico potrebbe essere utilizzato nei robot inviati a esplorare lo spazio e pianeti come Marte.

“Sulla base dei buoni risultati avuti negli esperimenti a terra, il passo successivo è vedere come il muscolo si comporterà nello spazio” ha riferito Charles Gentile, ingegnere che ha lavorato a stretto contatto con Rasmussen. “Da lì il passo successivo potrebbe essere di utilizzarlo su una missione su Marte”.

Il muscolo di Rasmussen si compone di un materiale simil-gel ai polimeri elettro-attivi che imita il movimento dei muscoli umani, può quindi espandersi e contrarsi con estrema semplicità, rendendolo ideale per l’impiego sui robot. “Noi non possiamo esplorare lo spazio senza robot” spiega Rasmussen, che continua: “Gli esseri umani possono solo sopportare una certa quantità di radiazioni così che limita il tempo che le persone possono restare nello spazio; i robot, invece, possono essere molto resistenti alle radiazioni e operare quindi nello spazio per lunghi periodi di tempo”.

Nelle loro ricerche, Rasmussen e il suo team hanno verificato che il materiale che compone il muscolo artificiale riesce a resistere a temperature estreme fino a-271 gradi Celsius, un valore molto vicino allo zero assoluto, la temperatura più fredda possibile nell’universo. In altre prove di laboratorio, il materiale è stato esposto con successo a raggi gamma, ben un quantitativo ben 20 volte maggiore rispetto alla quantità che sarebbe letale per un essere umano, l’equivalente delle radiazioni che si possono assorbire in un ipotetico viaggio dalla Terra a Marte e ritorno.

Approvata la costruzione del telescopio più grande del mondo

L’ESO (European Southern Observatory) ha reso noto che il telescopio più grande del mondo potrà finalmente essere realizzato. Il telescopio E-ELT (European Extremely Large Telescope), sarà costruito in Cile e sarà accessibile a partire dall’anno 2024. Il telescopio sorgerà sulla cima di una montagna chiamata Cerro Armazones (a 3mila metri di quota), nel deserto di Atacama. Il progetto è stato inizialmente approvato nel giugno del 2012, ma l’inizio della costruzione era vincolato al ricevimento di almeno il 90 per cento del finanziamento totale; l’ESO ha comunque autorizzato i lavori con un impegno di spesa di questa prima fase pari a 1.012,5 milioni di euro. “Si tratta del più potente e grande telescopio mai realizzato” ha dichiarato Tim De Zeeuw, il Direttore Generale dell’ESO. Largo ben 39 metri (e composto da un migliaio di specchi), permetterà agli scienziati di tutto il mondo di osservare i pianeti extrasolari di massa pari alla Terra, nonché studiare a fondo stelle e galassie vicine alla ricerca di nuove forme di vita.

Il DNA “sopravvive” a un volo nello Spazio con rientro in atmosfera terrestre

Un team di scienziati dell’Università di Zurigo è giunta a questa sorprendente conclusione durante un esperimento inerente la missione TEXUS-49: un razzo lanciato nel marzo del 2011 dal centro Esrange dell’Agenzia spaziale europea a Kiruna, in Svezia. I ricercatori hanno applicato sulla scocca del razzo dei campioni di DNA, una volta rientrato dalla missione il razzo ha conservato il campione di materiale genetico, ma non solo, il DNA recuperato (almeno il 35 per cento) era addirittura ancora in grado di trasferire informazioni genetiche. “Questo studio fornisce prove sperimentali che le informazioni genetiche del DNA sono essenzialmente in grado di sopravvivere alle condizioni estreme dello spazio e al rientro in atmosfera densa come quella della Terra” ha dichiarato il professor Oliver Ullrich dell’Università di Zurigo. L’esperimento era stato inizialmente concepito come pre-test per verificare la stabilità di biomarcatori durante il volo spaziale e rientro in atmosfera. Nessuno dei ricercatori si aspettava i risultati prodotti. L’esperimento spiana così la strada sulla ricerca di forme di vita extraterrestre.

NASA. Ecco il primo elemento stampato in 3D nello Spazio

La NASA fa sapere che la stampante 3D installata sulla Stazione Spaziale Internazionale ha portato a termine quello che può considerarsi il primo esemplare di oggetto stampato in tre dimensioni nello spazio. Il processo di stampa è stato portato a termine con successo, l’obiettivo è quello dare modo agli astronauti in orbita di realizzare da soli i pezzi di ricambio. Nella foto allegata, l’astronauta Butch Wilmore ispeziona il pezzo stampato dopo aver calibrato e installato la stampante lo scorso 17 novembre. La stampante è direttamente comandata da personale a terra. Niki Werkheiser, responsabile del progetto, ha dichiarato: “Questa prima stampa apre la strada a grandi progetti che permetteranno in un futuro prossimo di stampare direttamente nello Spazio oggetti che invece sarebbero dovuti essere necessariamente prodotti e spediti dalla Terra. La stazione spaziale è al momento l’unico laboratorio dove possiamo testare appieno questa tecnologia”. Werkheiser continua: “Questa è la prima volta che abbiamo mai utilizzato una stampante 3D nello spazio, stiamo imparando, anche da quelle che potrebbero sembrare operazioni banali; più pezzi stampiamo maggiormente saremo in grado di imparare se alcuni degli effetti che stiamo verificando sono causati dalla microgravità o fanno parte del normale processo di ottimizzazione per la stampa. Confrontando i pezzi stampanti con gli omologhi stampati a Terra saremo in grado di appurare queste e altre informazioni”.

Il suono dell’atterraggio della sonda Philae sulla cometa 67P

Ricercatori del German Aerospace Centre hanno pubblicato un breve audio della sonda Philae che riproduce il suono dell’atterraggio (12 novembre 2014) della sonda sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La registrazione, frutto del Cometary Acoustic Surface Sounding Experiment (CASSE), dalla durata di appena 2 secondi, seppur breve consente di recuperare diverse importanti informazioni scientifiche; ad esempio, proprio grazie alla stessa, si è venuti a conoscenza del fatto che la superficie della cometa ha un morbido strato di diversi centimetri che poggia su un livello molto più consisteste e ghiacciato, un dato già rilevato da altri strumenti di bordo della sonda, nella fattispecie da quello che è stato denominato MUPUS, lo strumento che purtroppo si è danneggiato mentre cercava di trivellare il suolo della cometa. Questo il link per ascoltare il suono dell’atterraggio.

Boeing annuncia prossime navicelle per passeggeri spaziali

Nell’ambito di un contratto con la NASA di diciotto milioni di dollari, la Boeing sta costruendo una sorta di capsula spaziale, denominata Crew Space Transportation (CST), in grado di ospitare fino a sette membri di equipaggio. Il progetto prevede il riutilizzo di componenti già in produzione per lo Shuttle e altre apparecchiature spaziali, così da ridurre i costi di produzione e, ovviamente, di riparazione dei velivoli danneggiati. La navicella è più grande di una capsula del programma Apollo, ma più piccola dell’Orione. Può essere lanciata da una varietà di razzi, tra cui Atlas e Falcon. La nuova imbarcazione potrebbe essere utilizzata per traghettare passeggeri o merci da e verso la stazione internazionale (ISS).

Gli anelli di Saturno sono formati da acqua e ghiaccio

Hanno affascinato gli studiosi per decenni, avvolti in un mistero che forse solo oggi trova risposta. Stiamo parlando degli anelli di Saturno. Un recente studio, che ha visto protagonista anche l’Italia grazie al dott.Gianrico Filacchione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dimostra come gli anelli siano in realtà formati in gran parte da acqua ghiacciata. Si è potuti giungere a tale conclusione grazie ai dati inviati dalla sonda Cassini; i dati, infatti, hanno permesso di ricostruire la struttura, composizione evoluzione e dinamica degli anelli. Si è perfino riusciti a determinare la struttura dei singoli anelli: le particelle degli anelli principali sarebbero costituiti al 90-95% di ghiaccio, mentre quelli dell’anello C sarebbero formati anche da carbonio e silicati provenienti da meteoriti.

West Virginia. Un meteorite precipita nella casa di due medici

Alcune frammenti di meteorite sono precipitati nelle casa di due medici del West Virginia, precisamente a Lorton, cento abitato di circa ventimila persone, creando un buco nel soffitto e perforando il solaio che divide i due piani. Marc Gallini e Frank Ciampi, medici italo-americani, in un primo momento pensavano a tutto, fuorchè a un meteorite; è stata la d.ssa Linda Welzenbach a scoprire che si è trattata di una condrite, ovvero un sasso proveniente dalla spazio (dal peso di circa 300 grammi) e scagliatosi nell’atmosfera a centinaia di chilometri orari. I dottori Ciampi e Gallini hanno deciso di “devolvere” i resti del meteorite al Museo Smithsonian.

Sulla Luna una caverna che potrebbe ospitare la vita

Uno studio condotto dall’Agenzia Spaziale Giapponese (Jaxa) e coordinato dal prof. Junichi Haruyama,  mostra come sul nostro satellite sarebbe possibile ospitare la vita, senza dover compiere chissà quali rivoluzioni tecnologiche. Ciò sarebbe possibile grazie al rinvenimento di una lunga caverna di lava, larga circa 65 metri e profonda quasi 90. La caverna è situata nella regione di Marius Hills e sarebbe ottima per preservare l’uomo dalle ostiche condizioni del suolo lunare. La scoperta, pubblicata sull’American Geophysical Union è stata individuata grazie alla sonda Selene (sonda facente parte di una missione spaziale giapponese diretta verso la Luna e lanciata il 14 settembre 2007) e potrebbe essere un importante tassello per le future missioni atte all’esplorazione del satellite, un posto dove gli astronauti potrebbero rifugiarsi o creare una base di appoggio ideale.

L’ottavo anello di Saturno. Scoperta dal telescopio Spitzer

Spitzer, il telescopio Nasa conosciuto anche come Space Infrared Telescope Facility o SIRTF è un osservatorio spaziale che osserva nell’infrarosso, prende il suo nome da Lyman Spitzer, uno dei più influenti astrofisici del XX secolo, uno dei primi scienziati a promuovere la costruzione di un telescopio spaziale. Il telescopio ha scoperto di recente un nuovo anello di Saturno, che si aggiunge così ai già sette noti. Si tratta dell’anello planetario più grande del nostro sistema solare; è abbastanza rarefatto ed è composto da micro granelli di polvere provenienti dal satellite di Saturno:Phoebe. Link per approfondimenti

Ragazzo tedesco viene colpito da un piccolo meteorite

Gerrit Blank è un ragazzo tedesco di quattordici anni, testimone di un’incredibile disavventura: mentre si recava a scuola, è stato colpito da un piccolo meteorite (dalle dimensioni simili a quella di una nocciolina), entrato nell’atmosfera terrestre con l’incredibile velocità di 48.000 Km/h. Blank racconta di aver intravisto un lampo di luce e successivamente un boato incredibile, il piccolo meteorite lo aveva colpito di striscio alla mano destra, impattando successivamente sull’asfalto. Blank, secondo alcuni esperti, è un vero miracolato, se l’oggetto extraterrestre lo avesse colpito altrove, e non di striscio, le probabilità di sopravvivenza sarebbero state davvero pochissime.  Il corpo celeste è stato attentamente analizzato dall’’osservatorio spaziale Walter Hohmann e dichiarato come oggetto di grande valore scientifico.

La Michelin sviluppa le ruote dei prossimi veicoli lunari

Michelin, azienda nota per la produzione di pneumatici, nei centri di ricerca europei e nord americani, ha messo a punto una nuova soluzione di ruota che equipaggerà i prossimi veicoli Small Pressurized Lunar Rover (equipaggiato con 12 ruote mosse da due motori elettrici) che solcheranno la superficie lunare. Si chiama Lunar Wheel, è una particolare ruota priva di aria al suo interno, e in grado di conservare elasticità e appoggio tale da consentire ai veicoli lunari di superare terreni mobili come i crateri, anche a temperature bassissime.  Rispetto alle ruote in filo d’acciaio e titanio, utilizzate in occasione delle missioni Apollo, le nuove ruote Michelin saranno ben 3,3 volte più efficienti.