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Nano-motori trasportano farmaci nelle pareti dello stomaco dei topi

Microscopiche macchine, lunghe appena 20 micrometri – tanto quanto la larghezza di un capello umano – viaggiano per la prima volta all’interno del corpo di un animale vivente, un giorno potrebbero essere utilizzate per veicolare farmaci in punti specifici dell’organismo. No, non è un post di fantascienza, ma è quello che sono riusciti a fare alcuni ricercatori dell’Università della California, a San Diego. I micro-dispositivi, testati su alcune cavie dal laboratorio, sono in realtà piccoli motori composti da nano-tubi di polimero rivestiti di zinco e iniettati nello stomaco delle cavie.

Quando i microscopici dispositivi sono entrati in contatto con l’acido dello stomaco, lo zinco ha prodotto bolle di idrogeno, che li ha spinti direttamente nel rivestimento dello stomaco, attaccandosi alle pareti dello stesso, sciogliendosi e rilasciando il farmaco in essi contenuti. Non è la prima volta che un micro-motore viene utilizzato per iniettare un farmaco, finora però i test erano stati fatti esclusivamente solo in campioni di cellule in laboratorio e non all’interno di una essere vivente.

A contatto con l’acido dello stomaco, lo zinco che riveste i nano-motori produce bolle di idrogeno che spinge gli stessi nelle pareti interne dello stomaco.

Liangfang Zhang e Joseph Wang che hanno condotto lo studio, pubblicato sulla rivista ACS Nano, hanno dichiarato: “il corpo dei motori si dissolve gradualmente a contatto con l’acido gastrico senza lasciare nell’organismo elementi tossici”. I ricercatori pensano che il nuovo metodo di rilascio del farmaco possa essere utilizzato in futuro anche negli esseri umani, ad esempio per trattare ulcere o per raggiungere parti del corpo umano inaccessibili senza la classica chirurgia. Questa particolare somministrazione dei farmaci secondo gli autori dello studio offre “una strategia di distribuzione dei farmaci notevolmente migliore rispetto alla comune diffusione passiva dei farmaci che vengono somministrati per via orale”.

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Impianto flessibile permetterà agli esseri umani paralizzati di camminare nuovamente

L’anno scorso, i ricercatori dell’Ecole polytechnique fédérale de Lausanne (EPFL), in Svizzera, hanno dimostrato con successo un sistema che ha permesso ad alcuni ratti completamente paralizzati di riprendere le loro normali funzioni motorie. Adoperando un sistema di stimolazione elettrica e chimica, i ratti – il cui midollo spinale era stato reciso completamente – sono stati in grado di camminare nuovamente.

Oggi, la medesima tecnologia è a un passo per essere sperimentata sugli umani grazie a un impianto flessibile, specificamente progettato per integrarsi con la colonna vertebrale del paziente, e in grado di ridurre al minimo il rischio di rigetto.

L’impianto, chiamato “dura madre elettronica”, o “e-dura”, è stato progettato per essere impiantato direttamente a contatto con il cervello e il midollo spinale. Le sue proprietà meccaniche gli conferiscono la medesima flessibilità ed elasticità del tessuto umano, riducendo notevolmente il rischio di infiammazione, attrito e abrasione, tipiche degli impianti “superficiali” finora adottati.

“Il nostro impianto e-Dura può rimanere per un lungo periodo di tempo sul midollo spinale o la corteccia, proprio perché ha le stesse proprietà meccaniche del dura madre” ha spiegato il co-autore dello studio, Stephanie Lacour, del Politecnico di Losanna (Epfl); il dura madre, altrimenti detto pachimeninge, rappresenta la parte più esterna e più spessa delle meningi. Lacour prosegue:  “Ciò apre nuove possibilità terapeutiche per i pazienti affetti da traumi neurologici o disturbi, specialmente in quegli individui rimasti paralizzati in seguito a lesioni del del midollo spinale”.

L’impianto si compone di un elettrodo usato come protesi nervosa. Realizzato in silicone, ospita delle piccole sfere di platino nelle quali sono intagliati dei minuscoli canali capaci di trasportare uno specifico farmaco direttamente nel midollo spinale, o, alternativamente di inviare verso il midollo opportuni impulsi elettrici in grado di dare nuova linfa alle cellule nervose presenti al di sotto del tessuto danneggiato.

La sperimentazione sull’uomo inizierà a partire dal prossimo mese di giugno presso una struttura appositamente attrezzata e ospitata dall’Università di Losanna, in Svizzera.
Lo studio completo può essere visionato direttamente sulla pagina ufficiale del magazine Science.

Fonte immagine: (© EPFL 2015)