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Una cura per la perdita dei capelli? Scienziati trovano la soluzione grazie alle cellule staminali

Alcuni scienziati di Orlando sono riusciti a trasformare cellule staminali in papille dermiche, ovvero in papille intorno alle quali si costituisce la parte di bulbo che dà vita al pelo del capello. Le cellule della papilla dermica formano due strati di pelle e grazie a esse si formano i follicoli piliferi; quando le papille dermiche smettono per un qualsivoglia motivo di funzionare si verifica l’inesorabile perdita dei capelli.

La scoperta apre la strada alla produzione di una fonte illimitata di cellule per le procedure di trapianto di capelli non limitata dalla disponibilità di follicoli piliferi presenti.

La foto mostra la crescita dei capelli avvenuta su una zampa di un ratto adulto.  La crescita è stata possibile grazie all'impiego delle cellule staminali trasformate in papille dermiche.
La foto mostra la crescita dei capelli avvenuta su una zampa di un ratto adulto. La crescita è stata possibile grazie all’impiego delle cellule staminali trasformate in papille dermiche.

“Negli adulti, le papille dermiche non possono essere moltiplicate all’esterno del corpo, poiché diversi test hanno dimostrato che, se moltiplicate in laboratorio e poi trapiantate, le papille perdono la loro capacità di stimolare la crescita dei capelli” ha spiegato Alexey Terskikh, autore dello studio. Il problema è stato appunto superato adottando le cellule staminali.

L’autore dello studio spiega che “il nostro prossimo passo è di trapiantare le cellule della papilla dermica umana derivata da cellule staminali pluripotenti in esseri umani”.
Negli Stati Uniti, più di 40 milioni di uomini e 21 milione di donne soffrono di calvizie. In tutto il mondo, tale cifra arriva a 1,5 miliardi.

Scienziati scoprono composti per creare la pillola per l’obesità

Alcuni ricercatori dell’Harvard Stem Cell Institute (HSCI) hanno pubblicato uno studio che loro stessi descrivono come “il primo passo verso una pillola che può sostituire il tapis roulant (anche se, naturalmente, non fornirebbe tutti i benefici offerti dall’esercizio fisico)”. La ricerca sul controllo dell’obesità prende in esame le sempre più utilizzate cellule staminali umane, per trasformare le cellule di grasso bianche o “cattive” in cellule di grasso bruno; quest’ultimo è in grado di bruciare il grasso bianco trasformandolo in calore. Ciò non significa che è già disponibile un farmaco da utilizzare  per un trattamento clinico, ma apre la strada perché questo possa diventare realtà da qui a breve, magari dopo che i medesimi risultati saranno replicati con successo da altri team di ricerca. Le cellule di grasso bianche immagazzinano energia sotto forma di lipidi e svolgono un ruolo primario nello sviluppo dell’obesità, del diabete di tipo 2 ma anche di malattie cardiache, mentre il grasso bruno ha dimostrato nei topi che è in grado di abbassare i livelli di trigliceridi, ridurre l’insulino-resistenza associata a diabete di tipo 2 e bruciare il grasso bianco. Il prof. Cowan, associato nel dipartimento di cellule staminali e biologia rigenerativa di Harvard, ha così commentato la ricerca: “Siamo rimasti davvero colpiti dal fatto che ci sono alcuni composti che riescono a riprodurre lo stesso effetto di bruciare il grasso in eccesso quando vengono somministrati agli animali, ma quando questi composti non vengono più somministrati, l’effetto svanisce. In questo studio, invece, si è appurato che con la somministrazione dei nuovi composti l’effetto persiste e la conversione di grasso bianco in grasso bruno è stabile nel tempo”. Primi esperimenti in Germania hanno visto impiegare i nuovi composti sui topi: “Ci aspettiamo di avere i risultati abbastanza presto” Cowan ha dichiarato, aggiungendo che, “i composti sembrano funzionare sui topi allo stesso modo di come appurato in laboratorio, ma non sappiamo ancora quali sono gli effetti a lungo termine sul sistema metabolico e immunitario”. Cowan è attualmente impegnato nel parlare con diverse aziende farmaceutiche per collaborare sul progredire dello studio. Fonte