Lorem ipsum is simply dummy text here.
Il VolcanoBot della NASA esplora il vulcano Kilauea delle Hawaii

La NASA non è impegnata solo in progetti al di fuori del nostro pianeta, ma svolge anche attività sulla Terra non sempre pubblicizzate. Negli ultimi mesi, il Jet Propulsion Laboratory dell’Agenzia spaziale ha sperimentato l’utilizzo di un piccolo robot, il  VolcanoBot 1, in un vulcano delle Hawaii. Il piccolo robot è stato calato in una fenditura vulcanica inattiva dove nessun essere umano sarebbe potuto mai imbattersi, acquisendo importanti informazioni utili a comprendere meglio la natura dei vulcani e su come il magma viaggia dalla viscere della Terra fino alla superficie. In realtà nel vulcano Kilauea – la cui ultima eruzione risale al 3 gennaio 1983 – saranno presenti due robot della NASA, il VolcanoBot 1, il più grande dei due calato nel vulcano nel maggio dello scorso anno (a 25 metri di profondità della crepa) e il più piccolo VolcanoBot 2, che sarà inviato a ispezionare le viscere terrestri nel corso di questo anno, presumibilmente a marzo. VolcanoBot 1 ha una lunghezza di 30 centimetri e ruote da 17 centimetri; VolcanoBot 2 è più piccolo: 25 centimetri e ruote da 12 centimetri.

La missione della NASA, oltre a fornire importanti informazioni, potrebbe essere un utile banco di prova per quando, in futuro prossimo, si deciderà di esplorare vulcani o fenditure presenti su Marte o su altri pianeti. Negli ultimi anni, i velivoli della NASA hanno inviato a Terra incredibili immagini di grotte, fenditure e bocche vulcaniche di Marte e della Luna, un giorno potrebbe essere molto interessante ispezionarle e VolcanoBot potrebbe essere il capostipite di un robot adatto proprio per una missione di questo tipo.

Geoneutrini, le antiparticelle provenienti dal centro della Terra

L’esperimento internazionale Borexino, realizzato nel sotterraneo del Gran Sasso dell’istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), è il primo che testimonia la presenza dei geoneutrini, antiparticelle provenienti dal centro della Terra e responsabili del calore interno al pianeta grazie al quale si muovono i continenti, si sciolgono e trasformano le rocce in magma e lava per i vulcani, In buona sostanza si tratta di particelle prodotte dall’uranio presente sotto la crosta terrestre, il decadimento dello stesso produce quindi la principale fonte di energia per la Terra. L’esperimento, coordinato dal prof. Gianpaolo Bellini, è stato pubblicato sul sito scientifico http://arxiv.org/ della Cornell University Library