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Google rimuove le app di Pirate Bay dal suo Play Store

Google, nel tentativo di arginare il fenomeno dilagante della pirateria, ha iniziato a eliminare tutte le app di Pirate Bay dal suo Google Play Store, il repository che permette di scaricare app a pagamento e gratuite per smartphone e tablet equipaggiati con sistema operativo Android. Le app rimosse includono “The Pirate Bay Premium”, “PirateApp”, “The Pirate Bay Proxy” e “The Pirate Bay Mirror”. Gli sviluppatori interessati sono stati contattati da BigG via e-mail e sono stati messi al corrente che loro app sono state rimosse a causa di violazione della proprietà intellettuale e contenuti ingannevoli per l’utente finale. Torrent Freak segnala che Gavin, lo sviluppatore dell’applicazione “The Pirate Bay Proxy” – che vanta di 900.000 download e 45.000 utenti attivi – ha così commentato l’azione di Google: “la mia app non è diverso da Firefox o Chrome, come questi ultimi offre accesso a un sito web, così come permetterebbe di fare qualunque altro browser”, tuttavia Google rimane sulle sue ribadendo che la decisione di rimuovere l’app dallo store si può considerare definitiva. Chi ha già scaricato una delle applicazioni sopra citate potrà comunque tranquillamente continuare a utilizzarle.

Google inizia la censura di BitTorrent, RapidShare e affini

C’è voluto un po’, ma Google alla fine ha ceduto alle pressioni provenienti dalle industrie di intrattenimento tra cui la MPAA e la RIAA. Il motore di ricerca ha infatti avviato la censura nei confronti delle ricerche aventi come chiave i termini BitTorrent, torrent, utorrent, RapidShare e Megaupload. Fin da subito, infatti, la funzionalità di auto-completamento delle query, aventi come chiave di ricerca uno di questi termini, è stata bloccata. Google, senza renderlo noto a nessuno, ha stilato una lista di parole chiave per le quali il completamento automatico non è più disponibile. Tra le keyword prese di mira, anche uTorrent, un software legale e BitTorrent, un protocollo di trasferimento file che potrebbe anche benissimo essere impiegato anche per fini non rivolti alla pirateria. Contattato per un’intervista, Simon Morris, a capo della società BitTorrent Inc., ha dichirato: “Rispettiamo il diritto di Google di determinare algoritmi per fornire risultati di ricerca adeguati alle richieste degli utenti. Purtroppo è abbastanza singolare il fatto che il nome della nostra società, pur non avendo nulla a che fare con la pirateria, debba essere penalizzato dalle ricerche di Google, meritiamo di poter essere ricercati in Google, così come accade per ogni altra società”. Fonte

Sony: numeri seriali sui giochi per combattere la pirateria su PS3?

Sony nei prossimi giochi PS3 potrebbe inserire una sorta di numero seriale univoco per combattere la pirateria dei giochi. Il sito olandese PS3-Sense sostiene di avere ricevuto tali informazioni da una fonte molto vicina ai vertici Sony. Dopo la prima installazione del gioco, i giocatori dovrebbero connettersi al PSN per l’autorizzazione iniziale. Dal momento che ogni PS3 ha già un numero ID univoco, tale seriale dovrebbe presumibilmente essere combinato con quello del gioco per creare un codice di attivazione verificato e unico. Una volta fatto questo, il titolo potrebbe essere giocato online o offline senza nessun problema. Si tratta di una mossa che secondo Sony taglierebbe le gambe alla pirateria, senza creare troppe noie ai giocatori. Fonte

Francia. Sei un pirata? Non avrai più accesso al web

Il Senato francese ha dato il benestare al provvedimento che prevede la disconnessione del servizio di accesso a Internet per coloro che scaricano materiale coperto dai diritti d’autore. Il tutto funzionerà in questo modo: la Hadopi, agenzia di Stato, rintraccerà i pirati, sarà quindi inviato agli stessi un primo avvertimento via e-mail, un successivo avviso sarà inviato per posta raccomandata, successivamente si procederà alla disconnessione dell’utenza web per un periodo minimo di un anno. L’opposizione socialista ha già annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale.