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emulatore snes
Emulatore SNES. Dopo 10 anni SuperRetro16 rimosso dal Play Store di Google

SuperRetro16, l’emulatore per SNES per Android, la celebre app di retrogaming, presente nello store Google da un decennio, è letteralmente scomparsa dal Google Play Store, Google non ha fornito motivazioni molto esaustive, l’unico commento ufficiale rilasciato è quello di una rimozione dovuta a generica violazione delle policy.

Un fulmine a cielo sereno ha quindi colpito gli sviluppatori di Neutron Emulation impegnati nel progetto; il team ha comunque dichiaro che non rimarrà con le braccia conserte ad attendere eventuali ripensamenti di BigG, piuttosto si metterà immediatamente a lavoro per proporre una release alternativa da fornire a tutti gli utenti che nel tempo hanno acquistato la versione Premium dell’app. Nel frattempo, la decisione di Google sta generando molta paura anche nei team che sul Play Store ospitano diverse loro emulatori, subiranno la medesima sorte del celebre emulatore SNES? Staremo a vedere…

Tessuti intelligenti. Google a lavoro per trasformare pantaloni in touchpad e giacche in joystick

La Levis sta collaborando con Google per creare tessuti intelligenti capaci di ospitare piccoli dispositivi in grado di dialogare con smartphone e tablet e interagire con gli stessi grazie a capi di abbigliamento che diventano interattivi. Tessuti intelligenti che permetterebbero agli utenti di trasformare un comune pantalone in un touchpad alternativo oppure una giacca in una sorta di joystick da avere sempre a portata di mano.

Il tessuto intelligente sviluppato da Google in collaborazione con Levi’s, prende il nome di Project Jacquard ed è stato presentato in occasione della Conferenza dei developer di Google I/O. Il tessuto viene creato tessendo fili conduttori nella tela del tessuto originale; le fibre, a discrezione del produttore, possono essere rese invisibili all’occhio o utilizzate come trama decorativa, così come essere presenti solo in una parte del capo o permeare l’intero vestito. I fili conduttori fanno capo a un micro-dispositivo che li comanda e che interagisce con smartphone o tablet, la cui dimensione massima è quella di un comune bottone da giacca.

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Per mostrare le capacità del nuovo tessuto, Google e Levi’s hanno mostrato al pubblico come interagire con luce e PC semplicemente sfiorando determinate zone di una tovaglia blu che copriva il tavolo di un’ipotetica cucina. I campi di applicazione sono notevoli e se il progetto prenderà piede ci ritroveremo presto con una nuova rivoluzione tecnologica.

Android M
Android M sarà annunciato in occasione del Google I/O 2015?

La Google i/o 2015, l’annuale conferenza tenuta da Google e rivolta agli sviluppatori web desiderosi di sviluppare applicazioni web mediante Google o tecnologie aperte, aprirà i battenti tra poche settimane (28 e 29 maggio a San Francisco) e già si rincorrono i rumor su quelle che saranno le novità che Google presenterà alla pletora di sviluppatori che interverranno. Diverse voci già parlano di controllo vocale integrato nelle app, di un nuovo e avanzato servizio di geo-localizzazione, ma la notizia più interessante – non confermata – è la presentazione della prossima versione di Android.

Durante la conferenza del 2014 Google annunciò Android L (Lollipop), quest’anno dovrebbe invece presentare Android M, lo si evince da un riferimento al nuovo sistema operativo introdotto nella descrizione di una sessione dedicata ad Android At Work. Dopo poche ore dalla messa online della slide, Google ha però rimosso il riferimento, lasciando quindi intendere che si è trattato di un mero errore di un qualcosa che doveva rimanere segreto.

Android M, se verrà annunciato, sarà comunque disponibile solo per pochi sviluppatori, con un rilascio ufficiale che potrebbe avvenire solo ad ottobre.

Dal prossimo maggio YouTube smetterà di funzionare sui vecchi dispositivi

In un post sul blog ufficiale di YouTube si apprende che dal prossimo maggio Google introdurrà su YouTube delle nuove API. Nella fattispecie si apprende che le vecchie API v2 saranno deprecate a favore di una versione più recente, v3, che offrono un supporto migliore per i commenti, didascalie e le notifiche push. Il cambiamento farà in modo tale che i dispositivi più datati, come Smart TV, Android e Apple TV, console di giochi e dispositivi iOS non aggiornati non saranno più in grado di trasmettere contenuti di YouTube.

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Su tutti i dispositivi “obsoleti”, a partire da oggi, mentre si cercherà di visualizzare un video YouTube, apparirà un messaggio (vedi video qui sotto) che inviterà a effettuare quanto prima un aggiornamento, dall’inizio di maggio chi cercherà di visualizzare un filmato YouTube su dispositivi non aggiornati riceverà un messaggio di errore HTTP 410.

Google ora consente di effettuare il download della cronologia delle ricerche

Google ha introdotto una nuova funzionalità per Google Search, nella fattispecie si tratta di una funzione che consente di effettuare il download della cronologia delle proprie ricerche. Per chi volesse accedere all’elenco di tutte le ricerche effettuate sul motore di ricerca, ovviamente se si era collegati al proprio account Google nel momento in cui si effettuava la ricerca, può visitare questa pagina. Se poi si volesse scaricare un file contenente l’elenco cronologico delle ricerche, basterà cliccare sulla rotellina posta a destra, in alto alla pagina, e scegliere dall’elenco la voce “Scarica”; quando l’archivio sarà disponibile per il download si verrà avvisati da un’email.

Chrome per Windows XP. Google continuerà il supporto fino alla fine dell’anno

Il team di Chrome ha annunciato che anche se si era previsto di eliminare gradualmente il supporto di Windows XP già da questo mese, gli utenti del vecchio sistema operativo Microsoft potranno ancora aggiornamenti fino al termine del 2015. Milioni di persone ancora utilizzano quotidianamente il vetusto sistema operativo – si stima che a livello globale sia ancora installato sul 12-19 per cento delle macchine – , il cui supporto ufficiale da parte di Microsoft è stato interrotto nel 2009 per gli utenti normali e lo scorso aprile per le imprese.

“Siamo coscienti del fatto che non tutti possono facilmente passare a un sistema operativo più recente”, scrive Mark Larson di Google Chrome. “Milioni di persone stanno ancora lavorando sui computer XP ogni giorno. Noi vogliamo che quelle persone abbiano la possibilità di utilizzare un browser aggiornato e sicuro e Chrome per Windows XP continuerà ad essere aggiornato e sicuro”.

Android perso
Il tuo telefono Android perso lo cerchi su Google

Google ha introdotto una nuova funzionalità che permette di utilizzare il motore di ricerca per trovare la posizione del proprio dispositivo Android perso. Basterà quindi ricercare nel browser sulla pagina Google la stringa “find my phone” per avere come primo risultato la mappa con la posizione esatta del proprio device. Attraverso un apposito menu a discesa sarà quindi possibile scegliere diverse opzioni, come ad esempio far emettere al dispositivo un suono.

La nuova funzionalità di ricerca di Google rappresenta una maniera semplice per trovare il proprio telefono perso direttamente dal browser; fino ad oggi l’unico modo per rintracciare la posizione dello smartphone era quello di utilizzare “Gestione dispositivi Android” (l’apposita pagina web che Google ha messo a disposizione degli utenti possessori di uno dispositivo Android), che sarà ancora necessario utilizzare se si desidera in remoto bloccare il telefono. Perché la nuova funzionalità di Google possa funzionare è necessario aver installata l’ultima versione disponibile dell’App Google per Android così come sarà necessario assicurarsi che il telefono e il browser siano correttamente registrati nello stesso account di Google.

Android su PC
Android su PC. Come avviare le app su Windows, Linux o Mac

Google ha rilasciato un’estensione del browser Chrome, compatibile con Windows, OS X e Linux, che permette l’esecuzione di app Android su PC. L’app per Chrome è stata battezzata ARC (App Runtime for Chrome) ed è attualmente in fase beta. Per funzionare necessita del browser Chrome con release uguale o maggiore della 40. Per installare App Runtime per Chrome basta lanciare il browser e aggiungere l’app presente a questa URL. Una volta aggiunta, basterà effettuare la ricerca di un APK di Android, scaricarlo, aprire l’App e caricare l’APK appena scaricato.
Arc Welder
L’app consente diverse personalizzazioni, come la scelta dell’orientamento dello schermo e se avviare la stessa in modalità tablet o smartphone. È  pur vero che si tratta di un software in versione beta, ma funziona già egregiamente e, tra l’altro, sembra Google voglia aggiornarla con nuove avanzate funzioni.

L’uovo di Pasqua di Google Maps permette di giocare a Pac-Man tra le strade del mondo

Come ogni anno in prossimità della Pasqua, Google si diverte a farcire i suoi prodotti di chicche di ogni tipo, questa volta inizia le danze Google Maps che propone un nuovo Easter Egg (un contenuto, di solito di natura bizzarra). Se attivato l’Easter Egg consente di giocare sulle strade di Google Maps a Pac-Man. È possibile accedere al game sia dalla versione web di Google Maps, sia dall’apposita app per dispositivi mobili iOS e Android. Se volete fare una partita visitate Google Maps e cliccate sull’icona di Pac-Man posta in basso a sinistra dello schermo e… buon divertimento!

Amazon offre storage illimitato sul suo Cloud Drive

Amazon ha deciso di rendere il suo Cloud Drive, il servizio di storage online, illimitato. A fronte di una piccola cifra annuale (con un periodo di prova gratuito di tre mesi) Cloud Drive consente di salvare online solo foto o tutti gli altri tipi di documento in proprio possesso.

La mossa è un chiaro tentativo di Amazon di mettere i bastoni tra le ruote a competitor come Dropbox, Google, Microsoft e molti altri presenti nel mercato affollato dei servizi basati sul cloud storage. Delle aziende impegnate in questo settore Amazon non è la prima a offrire archiviazione “illimitata”, ma a differenza di altre offre il prodotto a tutti gli utenti senza distinzione; ad esempio Dropbox offre spazio illimitato solo per chi fa parte del programma Dropbox Business, Google dà il servizio per specifici mercati verticali e Microsoft per chi si iscrive al programma Office 365.

“La maggior parte delle persone hanno migliaia di foto di compleanni, vacanze e scatti di vita quotidiana memorizzati in numerosi dispositivi; diversi gigabyte di spazio occupato che neanche loro riescono spesso a quantificare” ha dichiarato Josh Petersen a capo di Amazon Cloud Drive. “Con le nostre nuove offerte che stiamo introducendo oggi, i clienti non devono preoccuparsi per lo spazio di archiviazione – ora hanno una soluzione conveniente e sicura per memorizzare quantità illimitata di foto, video, filmati, musica e file di ogni tipo”.

Questi i piani nel dettaglio:
– Unlimited Photos Plan (3 mesi di prova gratuiti, poi $11.99 l’anno per immagazzinare su Cloud Drive un numero infinito di foto. Questo piano include anche 5 GB di storage aggiuntivo per video o altri documenti e file.

– Unlimited Everything Plan (3 mesi di prova gratuiti, poi $59.99 l’anno per salvare sul cloud di Amazon un numero infinito di foto, video, file, document, musica etc.

Google come Apple. Le app del Play Store saranno valutate da esseri umani

Google ha iniziato a impiegare persone addette a valutare le applicazioni Android prima che le stesse vengano pubblicate sul Play Store; fino ad oggi era possibile caricare le applicazioni senza controllo, il che ha portato a migliaia di applicazione fake e potenziali malware, cosa che invece con Apple – che impiega la valutazione umana fin dall’inizio – ciò non avviene. Il sito TechCrunch è stato il primo a rendersi conto del cambiamento, notando che Google ha rivisto una selezione di apps nel corso degli ultimi mesi; ora, in una comunicazione ufficiale, l’azienda di Mountain View ha reso noto che estenderà il processo a ogni applicazioni sottomessa sullo store.

Google utilizzerà quindi un apposito team per validare le app, cosa che renderà la pubblicazione più lenta, addio quindi alla sottomissione e pubblicazione sullo store quasi instantanea, tutto funzionerà come Apple ci ha abituati con il suo Apple Store. Non tutto il lavoro sarà svolto manualmente, alcuni tool automatici, infatti, come primo passaggio verificheranno la presenza di malware o virus, così come possibili violazioni alle clausole di sviluppo, poi si passerà a una valutazione oggettiva dell’app svolta da personale addetto e formato. Secondo Google i tempi per l’approvazione non superano mai le 24 ore, con Apple i tempi, invece, sembrano essere molto più dilatati.

Altra novità lanciata da BigG, sempre in merito allo store di app, è l’introduzione di un nuovo sistema di rating per individuare quali app e game sono più adatti agli utilizzatori. A tal fine Google ha stretto accordi con enti indipendenti, tra cui ClassInd, ESRB, USK, PEGI e l’Australian Classification Board, ovvero gli organismi già deputati a classificare i più blasonati videogame prima che questi vengano commercializzati. I livelli di rating – che non sarà introdotto in tutti i Paesi – così come già avviene per Apple e per altre casa che producono giochi, riguarderanno i contenuti a sfondo sessuale, che inneggiano alla violenza, all’utilizzo di droga e alcol o che invogliano il gioco d’azzardo.

Google porta StreetView sul Monte Everest

Quanti di noi potranno mai fare un viaggio nella regione del Khumbu Nepal, sede del Monte Everest? Ben pochi, ma grazie a Google Street View, è ora possibile visitare, almeno virtualmente il posto.
Google ha collaborato con Lhakpa Tenzing Sherpa meglio conosciuto come Apa Sherpa, l’alpinista del Nepal che detiene il record delle volte che ha raggiunto la vetta del Monte Everest, ben 21 volte! Google ha così potuto mappare e fotografare i luoghi della regione grazie a una spedizione di 10 giorni.

“La mia speranza è che quando le persone vedranno questa immagini on-line, avranno una più profonda comprensione della regione e del popolo Sherpa che vi abita” ha spiegato Apa Sherpa in un post sul suo blog.

Grazie a quest’ultima “fatica” di Google è quindi possibile passeggiare lungo i sentieri virtuali del Gorak Shep, il letto di un lago ghiacciato coperto di sabbia, o scoprire gli altri affascinanti luoghi della regione: villaggi, monasteri, scuole, lodge e tanto altro.

Google svela il suo nuovo notebook Chromebook Pixel

Google ha iniziato ieri la commercializzazione del suo nuovo notebook Chromebook Pixel, un portatile di fascia alta che monta il sistema operativo Chrome OS di Google. Rispetto al suo predecessore che costava ben 1300 dollari nella versione base, il nuovo Pixel viene offerto in configurazione standard a 999 dollari e a 1299 dollari nella versione Premium. Queste le caratteristiche hardware:

Display LCD da 12.85” pollici multi-touch con aspect ratio 3:2 e risoluzione da 2560×1700 pixel;
Processore da 2.2GHz Intel Core i5 (con opzione per montare processore a 2.4GHz Intel Core i7);
RAM da 8GB fino 16GB DI RAM;
Disco storage SSD da 32GB fino a 64GB;
Fotocamera frontale da 720p;
Retroilluminazione della tastiera;
2X porte USB tipo C;
2 porte USB 3.0;
Slot per scheda SD;
Bluetooth 4.0 e connettività 802.11a/b/g/n/AC Wi-Fi;
Dimensioni e peso: 297,7 x 224.6 x 15.3 mm; 1,5 kg;
Autonomia batteria: 12 ore.

Il Chromebook Pixel è equipaggiato con due porte USB tipo C che possono asservire sia come output video per collegare un display esterno, che come fonte di alimentazione; e a proposito di alimentazione, secondo Google una singola carica di 15 minuti, consente un’autonomia di due ore della batteria. Una carica completa, invece, garantirebbe – sempre secondo i dati divulgati da Google – fino a 12 ore di autonomia. Così come il modello precedente, il Chromebook Pixel 2 è costruito in alluminio e ospita un trackpad in vetro.

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Lo storage risicato rispecchia il pensiero di Google in cui l’utente debba utilizzare il software disponibile quasi esclusivamente online, così come fruire di streaming di musica e video tramite servizi digitali, piuttosto che memorizzare tutto localmente sul dispositivo.
Al momento il notebook è già in vendita nel solo mercato statunitense.

Londra. Google apre il suo primo Google Shop

Il Google Shop è il primo store ufficiale aperto dal gigante del web a Tottenham Court Road (Londra). All’interno una serie di prodotti hi tech che invogliano i visitatori a provare nuove tecnologie come lo schermo gigante che per provare Google Maps e “volare” sui cieli del mondo grazie al nuovo View-Master (il dispositivo di realtà virtuale ri-progettato in collaborazione con Mattel), per tutti i visitatori è offerta la possibilità di utilizzare e/o acquistare i nuovi smartphone, tablet e portatili, provare i nuovi Chromebook e testare il servizio Chromecast TV, oppure sbizzarrirsi con le bombolette spray digitali per re-immaginare il logo di Google oppure dare sfogo alla propria vena artistica.

Come impostazione lo store ricorda molto quanto già proposto da Apple con i dispositivi in bella vista e personale addetto pronto a fornire delucidazioni sui prodotti.

James Elias, direttore marketing UK per Google, ha dichiarato: “Il ritmo dell’innovazione dei dispositivi hi tech che tutti usiamo è incredibile, eppure il modo li compriamo è rimasto invariato per anni. Ecco perché siamo incredibilmente entusiasti di lanciare questo spazio – il primo del suo genere in tutto il mondo. Con il nostro Google Shop vogliamo offrire alle persone un luogo dove possono giocare, sperimentare e conoscere tutto ciò che Google ha da offrire” e continua: “Pensiamo possa rappresentare un’esperienza veramente unica di ‘try-before-you-buy’.

Il negozio ospiterà anche eventi e corsi con possibilità di accedere a tutorial sulla sicurezza online, così come come utilizzare tutta la gamma di dispositivi Google. Uno spazio dedicato consentirà agli insegnanti di testare nuovi strumenti educativi e insegnare ai bambini i primi rudimenti della programmazione.

Google aveva già aperto in precedenza un “Chromezone” nel negozio di Tottenham Court Road nel 2011, e degli “Androidland” nei negozi in Australia, ma è la prima volta che apre un negozio utilizzando esclusivamente il proprio marchio.

Google fa suo il dominio .app per 25 milioni di dollari

Google è diventato il proprietario del dominio .app sborsando la considerevole cifra di 25 milioni di dollari, la  più alta cifra mai sborsata per accaparrarsi un dominio. Da quando l’ICANN – l’ente non profit che ha la responsabilità di assegnare gli indirizzi IP, di gestire il sistema dei nomi a dominio generici di primo livello (generic Top-Level Domain, gTLD), ha stabilito un mercato competitivo per l’assegnazione dei domini, diverse altre aziende cercano di accaparrarsi all’asta domini che farebbero gola a molti. Microsoft, ad esempio, ha chiesto domini come “.Windows”, “.xbox” e “.Skype”. Lo scorso anno Amazon ha fatto suo il dominio “.Buy” per 5 milioni di dollari.

Google Earth Pro è ora disponibile per il download gratuito!

L’abbonamento Pro a Google Earth, che fino a qualche giorno fa costava $399 l’anno, non sarà più necessario per accedere al servizio. Google, infatti, da qualche giorno ha reso anche la versione Pro di Google Earth completamente gratuita.

La più famosa applicazione per osservare la mappa tridimensionale del globo terrestre e accedere a una miriade di informazioni, permettendo all’utente anche di effettuare zoom e altre operazioni interattive, è disponibile sia per sistemi Mac sia PC.

Una volta effettuato il download dell’applicazione basterà recarsi a questa pagina ed effettuare la registrazione che, sebbene non ancora aggiornatissima – in qualche schermata sono ancora riportate diciture che lascerebbero intendere che si tratti di una versione a pagamento – attiverà la versione premium dell’applicazione.

Rispetto alla versione free, Google Earth Pro mette a disposizione dell’utente la possibilità di stampare immagini a 4800×3200 pixel rispetto ai 1000×1000 pixel della versione free. Altre funzionalità riguardano la possibilità di importare automaticamente mille indirizzi alla volta per essere appuntati sulla mappa, catturare video HD di quanto mostrato sullo schermo, misurare distanze/aree utilizzando linee, percorsi, poligoni, cerchi e altro ancora.

Facebook ora conta 1,39 miliardi di utenti. 890 milioni di loro usando il social network ogni giorno

Per il settimo trimestre consecutivo Facebook batte le previsioni sui profitti e ricavi, continuando a introitare ricavi pubblicitari sempre maggiori dal comparto mobile, con molti utenti che sposano Facebook per smartphone e altri dispositivi portatili.

Ad oggi il social network più famoso al mondo conta 1,39 miliardi di utenti, con 890 milioni persone che utilizzano il sito quotidianamente. Entrando più approfonditamente nei numeri dei ricavi, nella giornata di ieri la società ha comunicato che gli introiti pubblicitari del quarto trimestre sono aumentati del 53 per cento, con un fatturato di 3,59 miliardi di dollari; le entrate pubblicitarie da dispositivi mobili rappresentano il 69 per cento del totale, un dato che deriva anche da altre applicazioni di successo della galassia Google, in primis WhatsApp (acquisito nel mese di febbraio 2014) e Instagram (fagocitata ad aprile 2014). Altri dati interessanti riguardano la fruizione dei video pubblicati sulla piattaforma social: il sito oggi conta 3 miliardi di visualizzazioni video al giorno, un numero che è sempre cresciuto costantemente in ogni trimestre di quest’anno.

Secondo Debra Aho Williamson, analista di eMarketer, “Facebook cementa la sua posizione di giocatore leader dei media digitali, ha tutte le carte in regola per imporre le regole della pubblicità digitale e fare in modo che gli altri competitor si adeguino”.

C’è da considerare che siamo ancora ben lontani dalle prestazioni di Google in campo di pubblicità digitale, basti pensare che nel 2014 – secondo eMarketer – Facebook ha fatto registrare una quota di mercato pari all’8 per cento, rispetto al 31 per cento di Google.

Google Chrome Remote Desktop per iOS. Controllare il PC da remoto diventa un gioco da ragazzi

Chrome Remote Desktop, è l’applicazione di Google per rendere il desktop del computer accessibile tramite browser da qualunque dispositivo mobile. Nella giornata di ieri l’applicazione è stata rilasciata gratuitamente su App Store per tutti gli utenti iOS (iPhone e iPad), quella Android era già resa disponibile da aprile dello scorso anno.
L’applicazione può essere installata su tutti i computer con installata un’estensione di Chrome – disponibile su Chrome Web Store; l’App individua i computer e li propone in una lista così da rendere l’accesso immediato.

Google aiuta il Charlie Hedbo a pubblicare 1 milione di copie

Dopo l’attacco alla sede della Charlie Hedbo che edita l’omonimo magazine satirico francese, la pubblicazione stata bloccata, ma già in molti si stanno mobilitando per donare fondi e mandare di nuovo in stampa il magazine.  Google dal canto suo ha donato 250mila euro contribuendo così alla rimesse in vendita del giornale che nella prossima settimana uscirà in edicola con una tiratura mai fatta fino ad oggi (in media si sono stampate circa 60mila copie), ben 1 milione di copie. Come Google anche altre grandi aziende stanno contribuendo, ad esempio il gruppo Le Monde, Radio France e France Télévisions che hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “offriamo le nostre risorse umane e materiali necessarie affinché la rivista possa continuare a vivere”. Anche il distributore del magazine, PressTalis, contribuirà alla causa rinunciando a tutte le commissioni derivanti dalla diffusione delle copie del Charlie Hebdo.

Otto delle dodici persone uccise da uomini armati mercoledì scorso erano giornalisti che si erano radunati per la consueta  riunione settimanale dello staff.

Ludovic Blecher, direttore del Digital Innovation Press Fund, fondo istituito nel 2013, ha dichiarato: “Dobbiamo permettere loro di essere in grado di scrivere e stampare. Il fondo sta cercando di capire un modo per fornire un sostegno finanziario a Charlie Hebdo. Stiamo lavorando su un processo al fine di trovare una risposta eccezionale a una situazione eccezionale. Il ruolo del fondo è quello di aiutare la stampa. Stiamo facendo il nostro ruolo. Ma stiamo ancora lavorando sul processo tecnico”.