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Men1309, la molecola che distrugge i tumori solidi

È frutto della sperimentazione italiana la molecola Men1309. Soprannominata “anticorpo armato” e presentata lo scorso 25 novembre a Firenze; si fa letteralmente fagocitare dall’antigene per poi rilasciare nel tessuto compromesso dal tumore una tossina che distrugge la componente maligna. Per iniziare i test sugli esseri umani bisognerà attendere il 2016 ma i ricercatori della casa farmaceutica Menarini, in collaborazione con quelli di Oxford BioTherapeutics, che hanno sperimentato la molecola, sono abbastanza fiduciosi: in laboratorio, infatti, Men1309 ha dimostrato di intervenire positivamente sia sui linfomi Non Hodgkin, sia tumori solidi, in modo più incisivo su un sottotipo specifico di tumore della mammella. Lo sviluppo della molecola è frutto di un accordo del gruppo Menarini con Oxford Biotherapeutics (Obt) che prevede la ricerca di altri 3 “anticorpi armati” per un impegno di spesa di oltre 800 milioni di euro.

Individuata proteina responsabile del proliferarsi dei tumori

Ricercatori del Montreal Neurological Institute and Hospital presso la McGill University hanno scoperto come le cellule tumorali infettano i tessuti sani, una svolta che può aiutare a prevenire la diffusione dei tumori. La dott.ssa Deborah Maret, insieme al dott.David Colman, co-autore dello studio e direttore del Montreal Neurological Institute e il dr.Rolando Del Maestro, co-autore dello studio e direttore del The Brain Tumour Research Centre, hanno individuato una particolare proteina della famiglia delle caderine che permette, così come una colla, di legare le cellule di tessuto sano con quelle colpite dal tumore. “Evitare che le cellule tumorali migrino verso tessuti sani è fondamentale per la sopravvivenza del paziente”, ha dichiarato Del Maestro. Lo studio sarà pubblicato nel magazine scientifico Neoplasia. Fonte

Nivi, la nuova tecnica per riscontrare cellule tumorali in cinque minuti

L’attesa che accompagna i risultati della biopsia, potrebbe presto essere un ricordo. Infatti, una nuova tecnica sviluppata presso l’Università dell’Illinois permette in appena cinque minuti di identificare eventuali malformazioni tumorali con una percentuale di successo del 99%. La tecnica, denominata “Nivi” (nonlinear interferometric vibrational imaging), testata su cellule tumorali prelevate da tessuto di ratto, ha prodotto immagini in grado di delineare perfettamente le zone tumorali. “L’attuale indagine, avviene in modo molto soggettivo, un patologo esamina le cellule al microscopio e in base alla disposizione, la struttura e la morfologia delle stesse trae le conclusioni”, ha dichiarato Stephen A. Boppart, a capo del progetto di ricerca. Il metodo messo a punto dai ricercatori, invece, è esclusivamente scientifico, piuttosto che concentrarsi sulla struttura delle cellule e dei tessuti, Nivi valuta e costruisce immagini basate sulla composizione molecolare dei tessuti; le cellule normali hanno alte concentrazioni di lipidi, mentre le cellule cancerose producono più proteina, con l’identificazione delle cellule con concentrazioni di proteine elevate, i ricercatori hanno potuto distinguere con precisione tra tumori e tessuti sani. Il team di ricerca pubblicherà i risultati completi della loro ricerca nel prossimo numero del magazine scientifico Cancer Research (disponibile dal prossimo 1 dicembre). Fonte

Consumare troppo alcol accorcia la vita

Da una ricerca tutta italiana, emerge un dato importante, che in una qualche maniera non fa altro che confermare quanto da tempo molti scienziati asseriscono: consumare troppo alcol comporta seri problemi, compresa un’aspettativa di vita accorciata. In particolare, nella ricerca dell’università di Padova, quella degli Studi di Milano, in collaborazione con la Fondazione Irccs ospedale Maggiore Policlinico si evince che il legame tra consumo di alcol, invecchiamento e propensione al cancro, corrisponde, a livello cellulare, con l’accorciamento dei telomeri (strutture cellulare composte da sequenze ripetute di DNA e da alcune proteine). I telomeri si accorciano naturalmente durante l’intero arco della vita, ma il consumo di alcol ne accelera notevolmente la fase. La ricerca ha visto protagonisti 59 persone regolari consumatori di alcol (il 22% con almeno 4 bicchieri di vino o simili consumati al dì) e 159 volontari che mediamente consumano il classico bicchiere al dì (solo il 4% di questi assumeva 4 bicchieri di vino o altra bevanda alcolica al giorno). Si è cercato di prendere in esame soggetti con il più simile stile di vita, in modo da avere un risultato non falsato da cattive abitudini, come il fumo, particolari stress, esercizio fisico etc. Ne è emerso che “la lunghezza dei telomeri era dimezzata negli alcolisti in confronto ai soggetti di controllo”, in buona sostanza gli alcolisti sembrano più vecchi di quanto non siano in realtà, con tutti i rischi di ammalarsi prematuramente delle classiche malattie di vecchiaia, nonché di avere una maggiore propensione allo sviluppo di tumori. Fonte