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Samantha Cristoforetti beve il primo caffè espresso nello spazio

Ne avevamo parlato qualche mese fa, ora il sogno di bere il primo caffè espresso nello spazio è diventato realtà. A sorseggiare per prima la bevanda più famosa al mondo è stata  Samantha Cristoforetti. Il caffè è stato preparato grazie all’ausilio della ISSpresso, la prima macchina espresso a capsule in grado di lavorare nelle condizioni estreme dello spazio. La speciale macchina del caffè è stata progettata e realizzata da Argotec e Lavazza in partnership pubblico-privata con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

ISSpresso rappresenta uno dei nove esperimenti selezionati dall’Agenzia Spaziale Italiana per la missione della Cristoforetti. Sebbene preparare un caffè possa sembrare un’operazione semplice, nello spazio diventa un’operazione abbastanza complicata, infatti, i principi che regolano la fluidodinamica dei liquidi a cui siamo abituati sulla terra, nello spazio cambiano completamente e per erogare un buon caffè gli ingegneri del progetto ISSpresso hanno dovuto mettere a punto un macchina che racchiude un alto concentrato di tecnologia.

“L’esperimento rappresenta un’opera di elevata ingegneria” ha spiegato il presidente dell’ASI, Roberto Battiston. David Avino, managing director di Argotec, e Giuseppe Lavazza, vicepresidente del Gruppo Lavazza  commentano così l’esperimento: “Con il successo dell’esperimento di oggi, abbiamo vinto la sfida che avevamo lanciato quasi un anno fa durante la presentazione del progetto, riuscendo a superare i limiti dell’assenza di peso e permettendo così di bere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale un ottimo espresso, simbolo indiscusso del made in Italy, ma anche migliorando le conoscenze di fluidodinamica”

Proteina del caffè imita l’effetto della morfina: allevia il dolore e ha un effetto sedativo

Scienziati brasiliani della Embrapa Recursos Genéticos e Biotecnologia e della Universidade de Brasília hanno scoperto una proteina nel caffè che dà alle persone sensazioni simili a quelle offerte dalla morfina. La proteina in questione si è rivelata essere un ottimo antidolorifico con effetti sedativi. Addirittura, test su topi da laboratorio hanno dimostrato che i peptidi oppioidi individuati, che sono presenti in natura sotto forma di molecole biologiche, hanno un effetto durevole sui topi più della morfina stessa (quattro ore senza effetti collaterali). Il team di ricerca pensa che la scoperta potrebbe trovare numerosi impieghi, in primis quello di alleviare lo stress negli animali destinati al macello.

La scoperta, che ha avuto il supporto del Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement (CIRAD), è avvenuta per puro caso, gli scienziati infatti stavano collaborando al fine di migliorare la qualità dei grani di caffè combinando tra loro geni in modo diverso da come fatto finora. Nello studio sono stati individuati sette oppioidi finora sconosciuti e ora posti sotto brevetto.

Gli studiosi Vinecky e Carlos Bloch Junior hanno analizzato la sequenza genomica del caffè e delle sue proteine, scoprendo un forte legame con alcune presenti negli esseri umani; hanno quindi deciso di sintetizzare strutture simili per verificarne le proprietà. “Questa libreria genetica è stata estremamente importante per la nostra ricerca e stiamo già cercando altri risultati con diversi partner pubblici e privati” hanno riferito i ricercatori.

Tre tazze di caffè al giorno per mantenere il cervello sano nelle donne anziane

Che la caffeina garantisse una maggiore capacità di apprendimento e che favorisca la velocità di elaborazione delle informazioni è ormai comprovato da anni di studi. Oggi, invece, una nuova ricerca mette in relazione il consumo di caffè con la possibilità di prevenire alcune effetti dell’invecchiamento del cervello. Precedenti ricerche hanno dimostrato che la caffeina riduce i danni del morbo di Alzheimer, questa nuova ricerca, che ha visto coinvolti 641 pazienti con età superiore ai 65 anni (abitanti in tre diverse città francesi: Bordeaux, Digione, e Montpellier) ha rivelato che le donne che bevevano tre tazze di caffè al giorno (o 6 tazze di tè) avevano perso meno di tessuto cerebrale (sostanza bianca) rispetto a coloro che ne bevevano di meno. La sostanza bianca è riconosciuta come i fasci di fibre nervose che uniscono l’encefalo e il midollo spinale. I fasci appaiono bianchi a causa del rivestimento dato dalla mielina. Dopo i 50 anni il nostro cervello comincia a perdere tale sostanza, ma il caffè, secondo questo studio, aiuta a prevenire la perdita. Curiosamente l’effetto benefico del caffè si è solo appurato nelle donne e non negli uomini sottoposti a medesimo test. Fonte e approfondimento

La tazza che mantiene la temperatura del caffè costante per mezz’ora

I ricercatori Klaus Sedlbauer e Herbert Sinnesbichler dell’Istituto Fraunhofer hanno messo a punto un particolare materiale a cambiamento di fase (PCM) capace di immagazzinare e rilasciare grandi quantità di calore.  Per progettare la nuova tazza, i ricercatori hanno prima creato un guscio vuoto di porcellana composta da nastri di alluminio altamente conduttivo. L’alluminio è stato disposto a formare una struttura a nido d’ape riempita con il nuovo materiale a cambio di fase. Quando la tazza è piena di una bevanda calda, il PCM assorbe il calore e si scioglie come cera in un liquido. Questo processo raffredda la bevanda fino alla temperatura ottimale. Come la bevanda si raffredda nel corso del tempo, il PCM rilascia lentamente il calore immagazzinato, mantenendo la temperatura ottimale per un massimo di 30 minuti. Gli scienziati hanno tenuto a sottolineare come le bevande, a seconda della loro temperatura, offrano un diverso gusto. Per esempio una bevanda calda come il caffè ha una temperatura ottimale di gusto pari a 58 gradi, la birra a 7°, le bevande ghiacciate a -12°. I ricercatori sperano di riuscire a trovare un partner commerciale in modo da commercializzare il prodotto entro la fine dell’anno.

Il caffè per combattere il morbo di Alzheimer

Una nuova ricerca condotta presso la University of South Florida di Tampa, e più precisamente nel Florida Alzheimer’s Disease Research Center, ha svelato le proprietà terapeutiche della caffeina nei confronti del morbo di Alzheimer. Lo studio ha visto i ricercatori, guidati dal neuro scienziato Gary Arendash, somministrare a dei topolini di laboratorio l’equivalente in caffeina di cinque tazze di caffè (500mg al giorno per due mesi), si è quindi appurato che le cavie di laboratorio, seguendo questa “cura”, non mostravano più i chiari segni della malattia. Inoltre, il cervello dei topi sottoposti al trattamento, mostrava una riduzione del 50 per cento nei livelli di proteina beta amiloide. Ricordiamo che una tazzina di caffè contiene circa 100-120 mg di caffeina.  Lo studio è stato pubblicato sul magazine Journal of Alzheimer’s Disease

RITI Coffee Printer trasforma le cialde di caffè usato in inchiostro per stampanti

RITI coffee printer è una stampante concepita da un designer, in occasione della manifestazione Green Gadgets Competion 2009 (evento che invita gli inventori  di tutto il mondo a promuovere nuovi dispositivi ecologici; il vincitore si accaparrerà la somma di $5000), che consente di effettuare delle stampe utilizzando le cialde di caffè consumato. La stampante, ovviamente, permette di stampare solo in bianco e nero , ma offre un risparmio senza precedente sui consumabili e si rivela altresì un vero toccasana per l’ambiente. Link per votare questo dispositivo (c’è tempo fino al prossimo 27 febbraio)