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La retina artificiale creata grazie ai nanotubi di carbonio

Con il progredire degli anni il nostro corpo subisce un progressivo invecchiamento che riguarda tutti gli organi, uno dei quali è l’occhio che, in alcuni casi, subisce una forte degenerazione retinica con potenziale riduzione della vista. Tuttavia, forse, ben presto sarà possibile riparare la retina danneggiata con una sorta di protesi realizzata in laboratorio. Infatti, ricercatori della TAU (Tel Aviv University) hanno pubblicato i risultati di un interessante studio in cui dimostrano come combinando nanotubi di carbonio e nanorod è possibile creare un film flessibile, in grado di indurre l’attività neuronale in risposta alla luce e che potenzialmente potrebbe sostituire una retina danneggiata. La retina artificiale è stata sviluppata da un team internazionale guidato dalla Prof.ssa Yael Hanein della Tel Aviv University: “Rispetto alle tecnologie testate in passato, questo nuovo dispositivo è più efficiente, più flessibile e può stimolare i neuroni più efficacemente”, ha dichiarato Hanein, continuando: “La nuova protesi, rispetto ai modelli precedentemente sviluppati, è molto più compatta; inoltre, il nuovo materiale è in grado di fornire una risoluzione spaziale maggiore”.
“Siamo ancora lontani da effettivamente sostituendo la retina danneggiata”, ha dichiarato il dottor Bareket (uno dei componenti del team che ha sviluppato la retina artificiale), ma abbiamo dimostrato che questo nuovo materiale è in grado di stimolare i neuroni in modo efficiente solo impiegando la luce, senza nessuna fonte energetica esterna, una vera rivoluzione in questo ambito”.

Nuovo dispositivo utilizza nanotubi di carbonio per individuare nel sangue possibili cellule tumorali

Ricercatori di Harvard e del MIT hanno sviluppato uno strumento che è in grado di individuare le cellule tumorali all’interno di un singolo campione di sangue. Mehmet Toner, a capo dello studio e professore di ingegneria biomedica presso la Harvard Medical School, e Brian Wardle, professore associato di Aeronautica presso il MIT, hanno messo a punto uno strumento che in futuro potrebbe consentire ai medici di capire se il cancro si è diffuso in altre parti del corpo. Le cellule tumorali “fuggite” dal tumore originale, sono molto difficili da individuare, poiché un campione di 1 millilitro di sangue, che contiene decine di miliardi di cellule normali, contiene solo alcune cellule tumorali circolanti; il nuovo dispositivo permetterebbe proprio di individuare con più facilità tali cellule. Grazie a un reticolo di nanotubi di carbonio rivestito di particolari anticorpi, le cellulare tumorali vengono catturate e intrappolate. Il dispositivo è attualmente in fase di sperimentazione in alcuni ospedali e si prevede che sarà disponibile in larga scala entro i prossimi anni. Gli stessi ricercatori sperano, inoltre, di poter utilizzare il medesimo congegno per la diagnosi percosse dell’HIV. Fonte

Nuovo materiale converte il 15% del calore di scarto in energia elettrica

Il prof. Mercouri Kanatzidis della Northwestern University, insieme a un team di ricercatori, ha messo a punto un nuovo materiale che potrebbe aiutare a catturare e riciclare il calore generato dai dispositivi e che viene disperso senza trarne nessun beneficio; si pensi, ad esempio, al calore generato da computer, arnesi elettrici da cucina, attrezzature di palestra e via dicendo. Sfruttando le capacità dei nanomateriali, il team di scienziati ha così messo a punto un particolare materiale, composto da tellururo di piombo, che permette di convertire parte del calore generato da un dispositivo in energia elettrica. Prendendo come esempio una classica lampadina, adottando il nuovo materiale per la costruzione della stessa, l’efficienza aumenta del 10,15%. Oltre a rendere i dispositivi più efficienti, il materiale potrebbe essere impiegato per creare nuovi dispositivi a bassa tensione, alimentati esclusivamente dal calore generato naturalmente dal corpo umano. Il tellururo di piombo è relativamente raro in natura, si trova naturalmente nei depositi di montagna, significativi depositi sono stati trovati tra le montagne dell’Altai nel nord-est dell’Asia, nel Zyrianovsk, Kazakistan, Wisconsin, Moctezuma in Messico e Coquimbo in Chile. Fonte e approfondimenti