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Arriva la conferma NASA, il telescopio più potente al mondo sarà lanciato nel 2018

Entro l’ottobre del 2018 la NASA conta di lanciare in orbita l’osservatori James Webb,  il telescopio più potente al mondo, in grado di captare il residuo a infrarossi del Big Bang; sarà 100 volte più potente di Hubble con specchi tre volte più grandi, un progetto unico che si spera possa portare anche alla ricerca di vita aliena. La notizia arriva da John Grunsfeld, amministratore associato del Science Mission Directorate della NASA, diversi problemi tecnici avevano fatto temere che il lancio dell’osservatorio potesse subire dei ritardi, anche perché, a differenza di Hubble, non sarà possibile intervenire nello spazio per sistemare eventuali problemi tecnici.

Il James Webb Space Telescope viene descritto dalla NASA come “una potente macchina del tempo dotate di visione a infrarossi, che permetterà di analizzare la luce delle stesse e delle galassie di oltre 13,5 miliardi di anni fa, ovvero quando iniziarono a formarsi nell’universo primordiale”.

Il telescopio, il cui costo inizialmente stimato era di 3.5 miliardi di dollari, ad oggi è costato circa 8,8 miliardi, peserà 6.4 tonnellate, lo specchio principale di JWST sarà di 6,5 metri di diametro, tre volte più grande di Hubble. Sarà collocato in un’orbita più elevata rispetto a Hubble, a circa 1.5 milioni di chilometri dal sistema Terra-Luna, zona con la massima sensibilità alla radiazione infrarossa.

Se tutto andrà come da programma, il telescopio James Webb partirà nell’ottobre del 2018 per lo spazio a bordo di un razzo Ariane 5 dalla base di Kourou, nella Guyana Francese.

Cerere. Quelle misteriose macchie luminose sul pianeta

Dawn, la sonda della NASA, la più vicina a Cerere, ha inviato nuove foto del pianeta nano, rispetto alle precedenti queste risultato molto più nitide, lasciando scorgere particolari che prima era impossibile identificare. Nella fattispecie, la sonda, il 19 febbraio scorso, quando si trovava a una distanza di 29mila miglia dal pianeta, ha scattato un’immagine che mostra due punti luminosi vicino la superficie del piccolo pianeta (560 miglia di diametro). Da cosa possano essere generati rimane un mistero. Le fotocamere della sonda sono ancora troppo lontane per offrire un’immagine più nitida, inizialmente si pensava fosse un’unica entità luminosa, ma l’avvicinarsi della sonda e la possibilità di scattare immagini più nitide hanno chiaramente fatto vedere che si tratta di due fonti luminose. Per alcuni, ma si tratti si mere supposizioni, si potrebbe trattare di due vulcani. Per svelare il mistero comunque non manca molto, la sonda Dawn entrerà nell’orbita del pianeta il prossimo 6 marzo, fornendo immagini molto più chiare sui misteriosi punti luminosi.

La NASA entro il 2040 vuole inviare un sottomarino su Titano

La NASA ha in mente una nuova missione con la quale spera di trovare nuove tracce di composti che potrebbero aiutare a comprendere meglio come ebbe inizio la vita. Dopo aver inviato un rover su Marte, l’Agenzia americana vuole ora inviare un sottomarino su Titano per una missione di 90 giorni. Nella foto di apertura viene illustrato come potrebbe apparire il sottomarino.

L’approdo del sottomarino su Titano è previsto entro il 2040 (col trasporto che dovrebbe essere affidato a un veicolo simile alla US Air Force X-37), sarà inviato nel Kraken Mare, il più grande mare di idrocarburi liquidi presente su Titano, il maggior satellite di Saturno (il mare è lungo circa 1.170 chilometri con una profondità stimata di circa 300 metri). Secondo la NASA, il sottomarino super hi-tech peserà circa una tonnellata e sarà in grado di viaggiare a un metro al secondo. Con la temperatura media del pianeta di -179°C, un generatore Stirling (Stirling Radioisotope Generator) ne impedirà il congelamento.

L’atmosfera del satellite naturale del pianeta Saturno, che dista dalla Terra un miliardo e mezzo di chilometri, è in gran parte costituita da azoto e metano, con una pressione che è quasi due volte quella della Terra. Molti astronomi ritengono che Titano rappresenti un pianeta analogo alla Terra primordiale, studiarlo potrebbe quindi rivelare grandi sorprese e forse facci conoscere qualcosa in più su come si è formato il nostro pianeta e su come si evolverà in futuro.

La faccia nascosta della Luna che nessuno potrà mai osservare dalla Terra

Dalla Terra è impossibile osservare l’emisfero lunare opposto a quello che normalmente osserviamo, solo il 10 ottobre del 1950, grazie alle fotografie inviate dalla cosmonave sovietica Luna 3, l’uomo poté osservare la vista di questo lato della Luna. Questo lato del nostro satellite risulta essere ricco di crateri e con pochi mari lunari, fenomeno dovuto al fatto di essere un lato non schermato dalla Terra e quindi facilmente raggiungibile da oggetti spaziali come, ad esempio, i meteoriti.

Per chi fosse interessato ad ammirare questo lato così misterioso della Luna, la NASA qualche giorno fa ha reso pubblica una splendida animazione – ricavata utilizzando i dati del Lunar Reconnaissance Orbiter – che mostra la faccia nascosta della Luna e nella quale sullo sfondo incombe la Terra, una prospettiva decisamente diversa da quella che siamo abituati naturalmente ad osservare.

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L’animazione riprende la Luna per l’intera durata del giorno lunare, uguale alla durata del moto di rivoluzione (lunazione) e corrisponde a 29,5 giorni terrestri.
Dalle immagini è facile distinguere il Bacino Polo Sud-Aitken – conosciuto anche come bacino SPA – un enorme cratere meteoritico di circa 2500 chilometri (quasi un quarto del diametro della Luna), formatosi circa 3.6 miliardi di anni e visibile come un’area leggermente più scura che copre la parte inferiore del disco. Il Bacino ha una profondità che si attesta intorno ai 13 chilometri, il punto meno elevato della Luna si trova proprio in questo cratere.

NASA vuole costruire una “città fluttuante” sopra le nuvole di Venere

La NASA ha da tempo avviato numerosi programmi per l’esplorazione di Marte, ma far visita al pianeta rosso non è proprio semplice, soprattutto per via della distanza dal nostro pianeta e perché un eventuale equipaggio sul suolo marziano sarebbe esposto a radiazioni quaranta volte maggiori rispetto a quelle terrestri. Venere è molto più vicina, con una distanza media di circa 41 milioni di chilometri contro i 99 milioni di chilometri dalla Terra all’Opposizione afelica. Venere in quanto a dimensioni (raggio di 6.052 chilometri contro i 6.371 chilometri della Terra) è molto più simile al nostro pianeta, tuttavia il pianeta è invisitabile, le sonde inviate sulla sua superficie hanno resistono al massimo due ore prima di arrendersi a condizioni estreme: pressione atmosferica fino a 92 volte maggiore della Terra; temperatura media di 462 gradi Celsius; estrema attività vulcanica e sismica; atmosfera estremamente densa e composta prevalentemente da anidride carbonica, con una piccola quantità di azoto; nuvole composte di acido solforico. La NASA però non sembra voler abbandonare l’idea di avvicinarsi al pianeta, e lo fa pensando a una sorta di Cloud City. Un veicolo spaziale, nome in codice HAVOC (High Altitude Venus Operational Concept) è stato concettuale progettato da un team di scienziati presso il NASA Langley Research Center; si tratta di un velivolo in grado di letteralmente adagiarsi sopra le nuvole acide del pianeta, rimanendo lì per almeno 30 giorni e dando così modo agli astronauti di raccogliere importanti dati sull’atmosfera del pianeta. Il velivolo della NASA potrebbe collocarsi a un’altitudine di circa 50 chilometri dal suo di Venere, dove le condizioni sono molto simili a quelle terrestri, con pressione atmosferica, gravità e temperature decisamente più ospitali. L’idea c’è, ora il passo successivo sarà quello di effettuare delle simulazioni delle condizioni Venusiana sulla Terra e la NASA sembra essere già pronta in tal senso, con un documento che delinea le attuali capacità operative e le strutture necessaria per avviare la sperimentazione.

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