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I medici potranno a breve cancellare i ricordi o modificarli?

La memoria è uno degli elementi più cruciali della vita. Senza memoria, non non c’è nessun apprendimento e senza apprendimento non non c’è nessuna invenzione, progresso o civiltà. Di contro, cancellare i ricordi o modificarli, soprattutto quelli particolarmenti traumatici, potrebbe aiutare a ritrovare la funzione e la salute mentale. A tal proposito, scienziati dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), in Svizzera, guidati dal prof. Wolfram Gerstner, sono riusciti a capire come il cervello memorizza i ricordi attraverso le connessioni chiamate sinapsi, sviluppando un modello matematico per descrivere come le reti di neuroni creano i ricordi. La scoperta, dicono, potrebbe un giorno portare a tecniche in cui i medici saranno in grado di cancellare o modificare i ricordi associati ad eventi traumatici.

La plasticità sinaptica permette al sistema nervoso di modificare l’intensità delle relazioni interneuronali (sinapsi), di instaurarne di nuove e di eliminarne alcune, dando vita a quello che noi chiamiamo ricordo. Nei test gli scienziati hanno appurato che la formazione della memoria avviene seguendo una “combinazione ben orchestrata”, tale da dar vita a una sorta di algoritmo complesso in grado di rappresentare in modo accurato questo complesso fenomeno.

Tale algoritmo può essere adattato per aiutare a sviluppare strumenti che attivano nuovi ricordi nel cervello, o addirittura cancellarne di vecchi. “Se possiamo capire come le sinapsi funzionano insieme a creare o distruggere reti di memoria, possiamo impiegare questa conoscenza in campi come la cognizione e la psicoterapia” spiega Gerstner. Fonte e approfondimenti

Uva rossa e arachidi migliorano significativamente la memoria

Il resveratrolo, un fenolo non flavonoide contenuto nella buccia dell’uva rossa, nel vino (in misura minore), nelle arachidi e in altre bacche, oltre a essere riconosciuto come antiossidante in grado di proteggere il cuore da malattie cardiovascolari, sembra aiuti a migliorare la memoria intervenendo in modo diretto sull’ippocampo del cervello, la zone dedita al controllo della memoria, apprendimento e umore.

A giungere a tale conclusione sono stati alcuni ricercatori del Texas A&M Health Science Center College of Medicine. È bene ricordare che gli antiossidanti ricoprono un ruolo fondamentale nella salute delle cellule, riducendo l’ossidazione delle stesse e controllando l’insorgenza dei radicali liberi primi indiziati dell’insorgere di malattie immunitarie e problemi cardiaci.

Nel loro studio i ricercatori hanno appurato che l’apprendimento spaziale e la memoria nei nei ratti trattati con il resveratrolo ha avuto evidenti benefici in termini di apprendimento, memoria e miglioramento dell’umore. Rispetto ai ratti non trattati con il resveratrolo, i ratti hanno mostrato una neurogenesi – la capacità di crescita di nuovi neuroni – e sviluppo dei neuroni circa raddoppiata; il composto ha significativamente migliorato il flusso sanguigno ed è stato associato a un basso livello d’infiammazione cronica nell’ippocampo. Il resveratrolo potrebbe anche essere in grado di aiutare le persone afflitte da gravi condizioni neurodegenerative come, ad esempio, il morbo di Alzheimer. Fonte e approfondimenti

Non ricordi il pin del bancomat? Secondo gli scienziati basta chiudere gli occhi per ricordarlo

Alcuni ricercatori dell’Università del Surrey, in seguito a uno studio, sostengono che chiudere gli occhi potenzia le attività del cervello in tutte quelle fasi in cui è necessario ricordare qualcosa. I partecipanti allo studio, che hanno messo in atto questa semplice ma fruttuosa tecnica, hanno fatto segnare 23 punti percentuali in più su un test di memoria rispetto alle persone alle quali non è stato chiesto di chiudere gli occhi per ricordare qualcosa.

Nella fattispecie, gli psicologi hanno mostrato a quasi 200 uomini e donne alcuni cortometraggi con e senza audio, facendo poi loro una serie di domande su ciò che avevano visto; a metà dei partecipanti le domande sono state poste nella condizione di occhi chiusi. Coloro che hanno tenuto gli occhi aperti rispondendo alle domande hanno ottenuto in media solo il 48 per cento delle risposte giuste – un punteggio molto più basso rispetto al 71 per cento raggiunto da coloro che avevano chiuso gli occhi.

Secondo gli scienziati, chiudendo gli occhi il cervello è meno impegnato ad analizzare fattori esterni e può “concentrarsi” meglio su cosa ricordare; sebbene nel test sia stato chiesto di ricordare cose recepite pochi minuti prima, altri studi suggeriscono che il metodo è altrettanto infallibile anche quando si cerca di ricordare eventi che risalgono a diversi anni fa. In buona sostanza la tecnica migliora la memoria, consentendo alle persone di costruire un’immagine mentale dettagliata di ciò che stanno cercando di ricordare.

Secondo il ricercatore Robert Nash la tecnica non è nuova, ad esempio le forze di polizia, sono da tempo consapevoli dei benefici di chiedere testimoni oculari di chiudere gli occhi durante le interviste. Ma non solo, inconsapevolmente – continua Nash, molti di noi quotidianamente traggono beneficio dal chiudere gli occhi solo per ricordare il pin del bancomat, fare mente locale sulla lista della spese o focalizzare l’attenzione su qualunque altra cosa da ricordare.

Altre ricerche in merito
Lo scienziato cognitivo Art Markman, spiega che il nostro cervello elabora tonnellate di informazioni; decifrare tutto ciò che si vede richiede molta potenza di elaborazione da parte della mente, chiudere gli occhi, fissare il cielo o il soffitto, aiuta il cervello a “rilassarsi”, concentrandosi su cosa ricordare piuttosto che elaborare gli input visivi;
lo stesso concetto vale per gli altri sensi. Se si sta cercando di ricordare un suono o la voce di qualcuno, i rumori percepiti dal nostro orecchio rendono il processo più difficile. Questo è il motivo per cui, ad esempio, si può avere difficoltà a scrivere quando gli altri stanno parlando. In sostanza, quando si ha bisogno di ricordare qualcosa, è necessario isolare il senso rilevante.

Un’altra ricerca svolta da psicologi e neuroscienziati dell’Università di Edimburgo, in Scozia, dimostra che far riposare la mente aiuta a fissare meglio le informazioni percepite. In un test gli scienziati hanno chiesto a un gruppo di uomini e donne di seguire un racconto, quindi rilassarsi, prendere una breve pausa e chiudere gli occhi per 10 minuti in una stanza buia. Agli stessi partecipanti è stata poi proposta un’altra storia ma invece di incentivare il riposo è stato chiesto loro di svolgere un altro compito impegnativo per la mente: individuare le differenze tra alcune coppie di immagini quasi identiche.
I ricercatori hanno così appurato che i partecipanti allo studio ricordano molti più dettagli di qualsiasi storia loro raccontata se questi, dopo aver udito il racconto, si sono rilassati non impegnando il loro cervello in altre attività, sorprendentemente scoprendo che i loro ricordi sono ancora vividi anche dopo una settimana.
Una scoperta che dovrebbero tenere in forte considerazione gli studenti o tutte quelle persone a cui è richiedo l’apprendimento di nuove nozioni.

Ricercatori riescono ad accendere o spegnere memoria nei ratti

I ricercatori della University of Southern California (USC) hanno trovato un modo per attivare e disattivare i ricordi nei ratti. Theodore Berger, a capo dello studio, della USC Viterbi School of Engineering (Dipartimento di Ingegneria Biomedica), e Sam A.Deadwyler, della Wake Forest University (Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia), hanno progettato un modo che permette loro di attivare o disattivare la memoria dei ratti, a mo’ di interruttore della luce. Utilizzando particolari agenti farmacologici, i ricercatori sono stati in grado di bloccare o attivare le normali interazioni tra le aree spaziali CA1 e CA3 dell’ippocampo, interazioni che  creano la memoria a lungo termine. I ricercatori  sperano che tale studio possa essere di supporto per il trattamento di malattie come l’Alzheimer. Fonte e approfondimento

Ricordi falsati se cervello sottoposto a stress

Secondo uno studio pubblicato sul magazine scientifico Trends in Cognitive Science, il cervello, se sottoposto a pratiche coercitive, può addurre falsi ricordi. E così, pratiche di torture atte a far scaturire la verità in persone come presunti terroristi, omicidi e via dicendo, potrebbero essere del tutto falsate; lo stato di stress indurrebbe il cervello a proporre all’individuo ricordi di fatti e situazioni mai avvenuti. Lo studio, ha analizzato le metodologie adottate dall’esercito americano per interrogare i sospetti terroristi: privazione del sonno, isolamento, simulazione dell’annegamento.

La vitamina B12 per migliorare la memoria

Una recente ricerca pubblicata sul magazine Neurology, e condotta da David Smith dell’università di Oxford,  mostra come un adeguato consumo di vitamina B12, permette, in persone di una certa età, di migliorare la memoria. Lo studio ha visto impegnati i ricercatori nell’esaminare 107 volontari con età compresa tra 61 e 87 anni, suddivisi in tre fasce a seconda dei loro livelli di vitamina B12 nel sangue. Lo scienziato a capo del progetto in un’intervista ha dichiarato che la vitamina potrebbe addirittura rallentare i naturali processi di invecchiamento delle cellule cerebrali, nonché ridurre il rischio di contrarre la demenza senile. La ricerca, comunque, è ancora in una fase troppo embrionale per dare conferma certa di quanto studiato. La vitamina B12 si trova prevalentemente in cibi come: carne, cereali, pesci, uova.

Una microSDHC w/SDHC da 16 Gb

Patriot Memory, ha annunciato una nuova soluzione di storage che vede come protagoniste le flash memory card microSDHC (per intenderci quelle sovente utilizzati in dispositivi mobili come cellulari, smartphone, console portatili). Si tratta di una soluzione che offre ben 16GB di spazio immagazzinati in uno spazio davvero ridotto. La microSDHC di Patriot, secondo gli standard SDA (Secure Digital Association) è valutata in Classe 2 e garantisce una velocità minima di accesso alla periferica a 2MB/s. In Italia sarà disponibile il prossimo marzo. Prezzo: euro 117,00

Un farmaco per cancellare i ricordi più brutti

Una nuovo farmaco, finora utilizzato per combattere l’ipertensione arteriosa, potrà essere impiegato per indurre la cancellazione dei ricordi più traumatici, quelli che spesso lasciano un segno indelebile nella mente delle persone, condizionando di fatto l’intera vita dell’individuo. La nuova scoperta è stata messa a punto da alcuni ricercatori olandesi guidati dal prof. Merel Kindt; il frutto del loro lavoro è stato di recente pubblicato sul magazine Nature Neuroscience. L’elemento principali del farmaco è il propranololo, in grado di bloccare il trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, quest’ultima riconosciuta come memoria in cui vengono immagazzinati quei ricordi che mai l’individuo dimenticherà. Per provare i benefici del propranololo, gli studiosi hanno testato il farmaco su un gruppo di volontari. A una parte di loro è stata somministrata una sostanza placebo. Mostrando agli individui delle foto di alcuni ragni e associando alla visione degli stessi una piccola scossa elettrica, si è quindi indotta una sorta di paura artificiale: ogniqualvolta si mostrava la foto nell’individuo si scatena una reazione paurosa. Ad alcune persone, quindi, stato somministrato il propranololo, ad altri il placebo. Dopo 24 ore, nel gruppo che aveva adoperato il medicinale, il ricordo della paura associata alla visione dei ragni era sparito. Fonte e approfondimenti