Lorem ipsum is simply dummy text here.
Il materiale più leggero del mondo. 1.000 volte più sottile di un capello umano

Alcuni scienziati affermano di aver creato il materiale solido più leggero al mondo, un metallo che può sedere in cima a un dente di leone senza nemmeno schiacciare i suoi semi.
La sostanza è composta da minuscoli tubi cavi metallici, le cui pareti sono 1.000 volte più sottili di quelle di un capello umano, disposti in diagonale con piccoli spazi aperti tra loro. Secondo i ricercatori, il materiale, che consiste del 99,99 per cento di aria, è 100 volte più leggero del polistirolo e ha proprietà ‘di assorbimento dell’energia straordinariamente elevate’. I suoi potenziali usi futuri includono l’isolamento termico, la creazione di elettrodi per batterie, e prodotti per smorzare suoni o vibrazioni, nonché assorbire gli urti. William Carter, dell’HRL, ha dichiarato: ‘Gli edifici moderni, ad esempio la Torre Eiffel o il Golden Gate Bridge, sono incredibilmente leggeri in virtù della loro architettura. Stiamo portando questo concetto anche a costruzioni con scala che vanno dal micro al nano’. L’autore principale dello studio, il prof. Tobias Schaedler, ha dichiarato: ‘Il trucco è quello di fabbricare un reticolo di tubi cavi collegati con uno spessore 1.000 volte più sottile di un capello umano; il materiale così risultante ha una densità di 0,9 milligrammi per centimetro cubo’. In confronto la densità dell’aerogel di silice – il più leggero materiali solidi al mondo – è solo minore di 1,0 mg per cm cubo. La ricerca, pubblicata nell’ultimo numero della rivista Science, è stata condotta presso la University of California, Irvine e dei laboratori e HRL.

Nuova batteria si ricarica 10 volte più velocemente

Ricercatori della Northwestern University, hanno messo a punto una nuova tecnica che permetterà di realizzare batterie con una maggiore resa e con un tempo di ricarica molto più veloce rispetto agli standard attuali. Un nuovo elettrodo per batterie agli ioni di litio consente alla batteria di mantenere la carica 10 volte in più, allo stesso tempo, la batteria è in grado di ricaricarsi dieci volte più velocemente rispetto ai modelli attuali. Secondo i ricercatori, la tecnologia che hanno sviluppato sarà commercializzata nei prossimi tre-cinque anni.”Abbiamo trovato un modo per prolungare la durata della carica di una batteria agli ioni di litio fino a 10 volte,” ha dichiarato Harold H. Kung, autore principale dello studio.”Anche dopo 150 cariche, equivalenti a un anno o più di funzionamento, la batteria è ancora cinque volte più efficace rispetto alle attuali batterie al litio presenti oggi sul mercato.”. Le batterie attualmente in commercio sono limitate dalla loro densità di carica, nella nuova batteria il processo è stato ottimizzato grazie au innovativo sistema nel quale il silicio comunemente impiegato viene ottimizzato mediante un “sandwich” tra due strati di grafene, processo che permette meglio al silicio di adattarsi ai cambiamenti di volume durante l’uso della batteria. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Materials Energia.

Sviluppata la singola molecola che funge da motore elettrico più piccola al mondo

E. Charles H. Sykes e alcuni professori associati presso il dipartimento di chimica della Tufts University’s School of Arts and Sciencese, hanno creato la prima singola molecola che funziona da motore elettrico. Sarà sottoposta al Guinness World Records per essere riconosciuta come il più piccolo motore elettrico esistente sul pianeta. Questa tecnologia potrebbe portare ad una nuova classe di dispositivi utilizzati per scopi di ingegneria e medicina; attraverso un particolare microscopio è stato possibile inviare della corrente elettrica nella molecola a base di zolfo adagiata su una superficie di rame conduttivo, quindi, controllando la temperatura di esercizio, è stato possibile impartire al motore comandi come senso e velocità di rotazione. Il minuscolo motore elettrico misura 1 nanometro e frantuma l’attuale record mondiale di 200 nanometri. La squadra è stata in grado di controllare il motore ad energia elettrica mediante l’uso di un microscopio a scansione a effetto tunnel (LT-STM); si tratta di particolarissimi microscopi (sono solo circa 100 gli esemplari presenti negli USA) che, per identificare le molecole, utilizzano gli elettroni invece della luce.
“Ci sono stati progressi significativi nella costruzione di motori molecolari alimentati dalla luce e da reazioni chimiche, ma questa è la prima volta che si sviluppa un sistema a trazione elettrica, nonostante in passato vi siano state alcune proposte teoriche”, ha dichiarato uno dei ricercatori che hanno preso parte al progetto. “Una volta volta compreso meglio come funzionano questi motori, potrebbe esserci una ricaduta importante nel vissuto quotidiano, con la realizzazione, ad esempio, di nuove tipologie di sensori e dispositivi medici”. Fonte

Tredicenne realizza pannello solare super efficiente

Aidan Dwyer, un ragazzo americano tredicenne, dopo una passeggiata invernale nel Catskill Mountains di New York, è stato ispirato nella costruzione di una nuova tipologia di pannello solare. Osservando la struttura degli alberi, Dwyer  ha ricordato che in natura molti elementi rispecchiano quella che è la sequenza di Fibonacci, un modello matematico che trova riscontro in diverse elementi naturali, come i percorsi compiuti da un falco in volo, le conchiglie, i girasoli e via discorrendo.
Dwyer ha ipotizzato che questo modello applicato agli alberi potesse essere la chiave per realizzare un’ottima fotosintesi; ha quindi testato la sua ipotesi costruendo un albero in miniatura, cercando di ripetere il modello matematico di una quercia; ha quindi riprodotto l’albero utilizzando tubi in PVC e piccoli pannelli solari come foglie. Il progetto ha vinto il Premio Naturalista Giovani 2011 indetto dal Museo Americano di Storia Naturale.
Il progetto ha generato fino al 50% in più di energia rispetto al modello tradizionale di un impianto solare durante i periodi di poca luce solare. Le varie angolazioni dei singoli pannelli solari aiutano a catturare la luce in modo molto più efficiente; le “foglie” sono infatti suddivise in modo tale che non vi sia oscuramento reciproco totale e che quindi ognuna delle stesse sia sempre illuminata. Fonte

 

Un dispositivo portatile in grado di rilevare tracce di antrace

Ricercatori della Cornell University e della University of Albany hanno recentemente presentato un dispositivo portatile in grado di rilevare la presenza, anche di una piccola quantità, di spore di antrace, il tutto nel giro di appena un’ora di analisi. Il rilevatore misura circa 3 centimetri, ed è abbastanza compatto da poter essere integrato nel vano portaoggetti di un aereo. Questo dispositivo portatile in grado di rilevare l’antrace può anche essere potenzialmente modificato per rilevare altri agenti patogeni come la salmonella, oppure utilizzato come strumento di DNA forense. Fonte

Astronomi scoprono il serbatoio d’acqua più grande mai individuato

Due team composti da astronomi, ciascuno guidato da scienziati del California Institute of Technology (Caltech), hanno scoperto il serbatoio più grande e più lontano di acqua mai rilevata nell’universo. Osservando un quasar (APM 08279+5255) posto a 30 miliardi di trilioni di miglia di distanza – uno degli oggetti più brillanti del cosmo – i ricercatori hanno scoperto una massa di vapore acqueo che equivale ad almeno 140 miliardi di volte quella di tutta l’acqua degli oceani terrestri combinata e 100.000 volte più massiccio del sole. Poiché il quasar è così lontano, la sua luce ha impiegato 12 miliardi di anni per raggiungere la Terra. Le osservazioni rivelano, dunque, un momento in cui l’universo aveva solo 1,6 miliardi di anni. Matt Bradford, uno scienziato della NASA Jet Propulsion Laboratory (JPL), ha dichiarato: “E’ un’altra dimostrazione che l’acqua è diffusa in tutto l’universo, e lo è stata anche in tempi molto lontani.”. Questa scoperta mette in evidenza i benefici di osservazione nelle lunghezze d’onda millimetrica e sub-millimetrica. Tale campo di ricerca si è sviluppato rapidamente negli ultimi due o tre decenni, e per raggiungere il pieno potenziale si sta lavorando alla progettazione del CCAT, un telescopio di 25 metri che sarà costruito nel Deserto di Atacama, in Cile. CCAT permetterà agli astronomi di scoprire alcune delle prime galassie nell’universo. Misurando la presenza di acqua e altre tipologie di gas, gli astronomi potranno studiare la composizione delle galassie primordiali. Fonte

Gli occhiali che permettono di sapere esattamente le emozoni del vostro interlocutore

Signori ecco a voi dei particolari occhiali hi-tech (social X-Ray) , attualmente in fase di sviluppo presso il Massachusetts Institute of Technology Media Lab che, grazie a una fotocamera integrata, permettono di analizzare 24 espressioni facciali dell’interlocutore, e grazie un piccolo auricolare, comunicare le sensazioni che questi sta provando in quel momento. Oltre al supporto audio, un piccolo display con tre luci a mo’ di semaforo indica se la persona che avete difronte ritiene la conversazione interessante, poco interessante o noiosa. La realizzazione degli occhiali è stata inizialmente pensata come supporto alle persone affette da autismo. Fonte e approfondimenti

Scienziati trasformano onde wireless in energia elettrica

Manos Tentzeris, professore del Georgia Tech School di Ingegneria Elettronica e Informatica e Rushi Vyas, studente neo-laureato, sono riusciti a catturare l’energia trasmessa dalle reti di telefonia cellulare e altre tipologie di reti wireless (sistemi di comunicazione satellitari, trasmettitori televisivi etc) convogliandola in batterie e trasformandola da corrente alternativa a corrente continua in grado di alimentare piccoli circuiti elettrici. Attualmente, questa tecnologia può sfruttare tutte le onde emesse nel campo dei 100 megahertz (MHz) a oltre 15 gigahertz (GHz). Un primo prototipo, che permette di catturare l’energia elettromagnetica emessa da una stazione televisiva a mezzo chilometro di distanza, è stato utilizzato per alimentare un sensore di temperatura. Secondo i ricercatore, il basso costo delle componenti utilizzate, l’uso della nuova tecnologia sua larga scala. Fonte e approfondimenti

Occhiali bionici con tecnologia di smartphone e console di gioco

Ricercatori della Oxford University hanno iniziato lo sviluppo di occhiali bionici che contengono la tecnologia che si trovano comunemente nelle console di gioco e smartphone. Il dr. Stephen Hicks, del Dipartimento di Neurologia Clinica dell’Università di Oxford, a capo del progetto, e un team di ricercatori di Oxford, hanno così messo a punto questi particolari occhiali che potrebbero aiutare le persone con degenerazione maculare e retinopatia diabetica. Gli occhiali utilizzano la medesima tecnologia impiegata in videocamere, con riconoscimento del volto, software di monitoraggio, impiego di sensori di profondità e rilevatori di posizione. “Vogliamo essere in grado di migliorare la vista di coloro che l’hanno persa o che riescono a vedere ben poco o quasi nulla”, ha dichiarato Hicks. I gli occhiali hi-tech integrano anche un OCR che traduce il testo letto dalle telecamere in parole pronunciate da opportuni auricolari. Hicks ha aggiunto che ci vorrà un po’ di tempo affinché la gente si abitui a questo nuovo tipo di tecnologia, ma ritiene che il gioco varrà la candela; una volta entrati in produzione, si stima che gli occhiali avranno un costo approssimativo di circa  un costo di circa 550 euro. Fonte

Nuovi studi sui telefoni cellulari non rivelano chiari legami con l’insorgere dei tumori

Diversi recenti studi, avevano asserito che i telefoni cellulari possono causare diversi problemi di salute: infertilità maschile e possibili effetti negativi sull’attività cerebrale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura ha definito i telefoni cellulari cancerogeni tanto quanto lo sono i fumi di scarico di un motore, del piombo e del cloroformio. Nonostante questo, ricercatori degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia hanno condotto una revisione di questi studi già pubblicati, deducendo che, in definitiva, non ci sono chiari legami tra insorgere dei tumori e uso del telefono cellulare. Anthony Swerdlow, team leader dello studio, ha esaminato i risultati del più grande studio effettuato in merito, pubblicato lo scorso anno. Questo particolare studio ha preso in considerazione 13.000 utenti di telefoni cellulare per un periodo di 10 anni. Dopo aver esaminato lo studio, ??Swerdlow ha concluso che  questi aveva problemi di ordine metodologico, perché si è basato essenzialmente su interviste nelle quali veniva chiesto ai partecipanti di ricordare l’uso del telefono in un periodo molto remoto, molte delle risposte date, quindi, risultavano approssimative. Swerdlow e il suo team ha così scoperto che gli studi condotti in tutto il mondo 20 anni dopo l’introduzione dei telefoni cellulari e 10 anni dopo la loro diffusione, non hanno mostrato un aumento dei tumori cerebrali. “Anche se rimane ancora qualche incertezza, l’andamento delle prove finora effettuate, protendono sempre più contro l’ipotesi che l’uso del cellulare può causare tumori al cervello negli adulti”, si legge in una nota rilasciata dal team di ricerca. Fonte

Nuova tecnologia Wi-Fi potrebbe raddoppiare la durata della batteria nei telefoni

È noto a tutti che l’utilizzo del WiFi sui dispositivi mobili come smartphone, tablet e notebook può abbattere drasticamente la durata della batteria. Ora, una nuova tecnologia WiFi, proposta da uno studente di informatica della Duke University, promette di raddoppiare la durata della batteria nei telefoni e non solo. Lo studente Justin Manwelier, ha chiamato la tecnologia  SleepWell, i primi testi in laboratorio sembrano dare buone speranza, anche se ad oggi non è possibile prevedere se e quando la tecnologia sarà impiegata in dispositivi commerciali. SleepWell funziona permettendo ai dispositivi di mantenere attive le connessioni wireless anche in sleep mode, in modo da andare in stand-by (senza così consumare energia) senza bloccare la connessione alla rete. Fonte

Ricercatori utilizzano stampante a getto d’inchiostro per la creazione di dispositivi solari

Ricercatori della Oregon State University hanno messo a punto una nuova tecnica, che grazie all’impiego della calcopirite, permette di “stampare” celle fotovoltaiche CIGS (denominate tali per la presenza di rame, indio, gallio e selenio) impiegando una comune stampante a getto di inchiostro. Un singolo strato di calcopirite (uno o due micron di spessore) è in grado di catturare l’energia dai fotoni in modo più efficiente rispetto a uno strato di silicio da 50 micron di spessore. I due principali vantaggi dei dispositivi solari CIGS sono il bassissimo costo per la loro produzione, il che significa che possono essere prodotti rapidamente e in grandi quantità, e la diminuzione della quantità di rifiuti di materie prime; secondo lo studio, tali nuovi dispositivi sono in grado di ridurre lo spreco di materie prime del 90 per cento. Fonte e approfondimento

Ricercatori riescono ad accendere o spegnere memoria nei ratti

I ricercatori della University of Southern California (USC) hanno trovato un modo per attivare e disattivare i ricordi nei ratti. Theodore Berger, a capo dello studio, della USC Viterbi School of Engineering (Dipartimento di Ingegneria Biomedica), e Sam A.Deadwyler, della Wake Forest University (Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia), hanno progettato un modo che permette loro di attivare o disattivare la memoria dei ratti, a mo’ di interruttore della luce. Utilizzando particolari agenti farmacologici, i ricercatori sono stati in grado di bloccare o attivare le normali interazioni tra le aree spaziali CA1 e CA3 dell’ippocampo, interazioni che  creano la memoria a lungo termine. I ricercatori  sperano che tale studio possa essere di supporto per il trattamento di malattie come l’Alzheimer. Fonte e approfondimento

Il primo cuore artificiale che non conferisce battito al paziente

La ricerca del perfetto cuore artificiale sembra senza fine. Dopo decenni di tentativi ed errori, i chirurghi rimangono ostacolati nella loro ricerca di una macchina che non si usuri e che non causi formazioni di coaguli e infezioni. Intanto, i prof. Billy Cohn e Bud Frazier presso il Texas Heart Institute, hanno dichiarato di essere riusciti a mettere a punto una macchina, in grado di far funzionare l’organismo umano grazie a delle pompe centrifughe, che conferiscono al cuore artificiale uno strano primato: il primo cuore a non avere battito. “Se ascolti il torace con uno stetoscopio, non si sente nessun battito del cuore”, dice Cohn. “Se esaminate le arterie, non c’è alcun impulso. Se operate un elettrocardiogramma, avrete un tracciato piatto”. Il primo esperimento di impianto del nuovo cuore artificiale è stato compiuto su un vitello, al quale ne sono seguiti altre 37; a marzo, poi, Cohn e Frazier hanno impiantato il dispositivo su un paziente umano. Hanno scelto Craig Lewis, un cinquantacinquenne che stava morendo da amiloidosi, il suo cuore era così danneggiato, chi medici gli avevano dato altre sole 12 ore di vita, e così, su consenso della moglie si è proceduto con l’impianto dell’innovativo cuore artificiale. Craig Lewis è morto nel mese di aprile, anche se i medici dicono che il suo cuore artificiale ha funzionato perfettamente, la malattia purtroppo ha danneggiato fegato e reni, portando il paziente a una inesorabile morte. Anche se c’è ancora molto lavoro da fare, Frazier si dice fiducioso sul futuro del nuovo cuore artificiale. Fonte

Produzione di idrogeno a buon mercato usando un catalizzatore al cobalto

Sono in molti a sperare che ben presto l’idrogeno sostituirà gli idrocarburi tradizionali. Ma, finora, la mancanza di nuovi metodi poco costosi per la produzione e di stoccaggio ha impedito il raggiungimento di tale obiettivo. Nel corso degli ultimi anni, ricercatori del MIT hanno provato a sperimentare nuovi catalizzatori a basso costo in grado di produrre l’idrogeno dall’acqua, e questa settimana in occasione dell’uscita del nuvoo numero della rivista accademica “Proceedings of the National Academies of Scienceviene mostrato come l’impiego di un catalizzatore al cobalto con una cella solare al silicio permette di creare un dispositivo che utilizza l’energia solare per scindere l’idrogeno dall’acqua. Si tratta ancora di un concept che si spera possa essere perfezionato e dare presto al mondo uno strumento economico in grado di produrre energia pulita. Fonte

Ingrediente contenuto nelle mele mantiene muscoli forti

Alcuni ricercatori, al fine di prevenire l’atrofia muscolare che interviene a seguito di alcune malattie o con l’avanzare dell’età, hanno scoperto che un composto naturale contenuto nelle mele, potrebbe essere il giusto ritrovato per porre rimedio all’annoso problema. Nella fattispecie, la componente chiave, l’acido ursolico (triterpene policiclico, che viene anche estratto dalle foglie del rosmarino), si troverebbe nella buccia delle mele. Per giungere a tale conclusione, i ricercatori dell’Università dello Iowa, guidati dal prof. Christopher Adams, hanno eseguito una serie di test su alcune cavie; quando l’acido ursolico è stato aggiunto al cibo dei topolini da laboratorio, per un periodo di settimane, i loro muscoli sono cresciuti sensibilmente. I topolini hanno anche manifestato un fisico più tonico e un livellamento generale dei livelli di glucosio, colesterolo e trigliceridi. Non è ancora chiaro se i medesimi positivi effetti possano dare gli stessi benefici all’uomo, in tal senso il gruppo di lavoro sta proseguendo la ricerca. Nel frattempo, il motto “una mela al giorno leva il medico di torno”, sembra conquistate un altro punto a suo favore. Fonte

Computer basato sul DNA può calcolare radici quadrate di interi fino a 15

L’acido deossiribonucleico (DNA) è il materiale genetico di tutti gli organismi viventi conosciuti sulla Terra. Ora, alcuni ricercatori vogliono trasformare tale materiale genetico in poli-acidi in grado di funzionare da computer. Le prime ricerche hanno dimostrato che, mediante la creazione e la miscelazione appositamente creata con filamenti di DNA, insieme a proteine ??che ne promuovono la replica, i filamenti di DNA possono fungere da porte logiche ed eseguire operazioni booleane (AND, OR e NOR) i cui risultati sono rappresentati come un filo prodotto da due catene di DNA. I ricercatori del California Institute of Technology (CalTech) sarebbero così stati in grado di creare il computer più grande al mondo basato su DNA. Combinando 74 molecole, hanno creato un circuito di quattro bit in grado di calcolare la radice quadrata di un numero intero fino a 15. Non si tratta di un super calcolatore, la radice quadrata di un intero a quattro bit ad oggi può richiedere anche 10 ore di elaborazione, tuttavia, i ricercatori sono convinti di poter ridurre drasticamente i tempi di calcolo. In un futuro non prossimo lontano tali “computer” potrebbe essere direttamente iniettati nell’individuo ed effettuare screening diagnostici mai visti primi, nonché operare come farmaci selettivi. Fonte

Radiazioni nucleari possono influire sul sesso del nascituro

Alcuni ricercatori dell’Helmholtz Zentrum München, hanno scoperto che a lungo termine, l’esposizione alle radiazioni nucleari portano a un aumento delle nascite maschili rispetto a quelle femminili. I ricercatori Scherb e Voigt hanno studiato coloro che vivono, o hanno vissuto, vicino a impianti nucleari, così come le zone colpite dalle radiazioni emesse dalle bombe atomiche di test prima del Trattato che ne bandisse l’uso nel 1963. In tutti i casi esaminati, è emerso che le nascite maschili sono state di gran lunga superiori a quelle femminili. In realtà, i ricercatori hanno scoperto che c’è stato un aumento delle nascite di sesso maschile in Europa nel 1987, un anno dopo il disastro di Chernobyl. Gli Stati Uniti, che non sono stati colpiti dal disastro nucleare, non ha subito lo stesso cambiamento delle nascite a prevalenza maschile. Inoltre, lo studio ha trovato che coloro che vivono entro 22 miglia da impianti nucleari in Germania e Svizzera hanno avuto un maggiore tasso di natalità dei neonati di sesso maschile. I ricercatori ritengono che una tale alterazione delle nascite, sia stata causata da radiazioni ionizzanti provenienti da attività nucleari; tali radiazioni possiedono caratteristiche mutagene e possono influire negativamente sulla riproduzione. “Il nostro risultato contribuisce a smentire la credenza stabilita e prevalente che le radiazioni non incidano sul pool genetico delle future generazioni”. Lo studio è stato pubblicato sul magazine Environmental Science and Pollution Research. Fonte e approfondimenti

Nuovo record per il trasferimento dati: 26 terabit al secondo

Ricercatori tedeschi del Karlsruhe Institute of Technology hanno raggiunto una velocità di trasferimento dati fino a 26 terabit al secondo, consentendo un completo trasferimento dei contenuti di Wikipedia in pochi secondi. Wolfgand Freude, a capo del progetto, ha spiegato che l’idea si basa sulle diverse lunghezze d’onda dei colori emessi da un fascio laser. I diversi colori interagiscono tra loro per creare un “pettine di frequenze”, ciascuno contenente il proprio flusso di dati. Per compiere l’esperimento sono stati impiegati 50km di fibre ottiche, facendo scorrere all’interno delle stesse un singolo fascio laser di luce; ed è proprio qui che sta la vera novità, infatti, precedenti esperimenti, per raggiungere tali velocità, hanno impiegato fino a 370 laser, con un consumo energetico molto elevato e un ingombro fisico davvero elevato. Freude ipotizza che questa scoperta potrebbe trovare vasto impiego anche sull’hardware di PC. Fonte

Nuova tecnica permette di ridurre drasticamente le cicatrici chirurgiche

Scienziati della Stanford University hanno messo a punto un dispositivo in grado di ridurre notevolmente il tessuto cicatriziale dovuto alle incisioni chirurgihe. In seguito a una sutura, il tessuto circostante tende a convogliare verso i punti di sutura, creando una sorta di addensamento del tessuto. La nuova tecnica, tende a ridurre la tensione che spinge la pelle verso i punti di sutura, riducendo drasticamente la formazione di cicatrici. “Ho iniziato a lavorare su questo progetto venti anni fa, quando ero stagista presso il Massachusetts General Hospital”, ha dichiarato Geoffrey Gurtner, uno degli autori dello studio e professore associato di chirurgia. “Ho capito subito che non avremmo mai potuto risolvere il problema delle cicatrici con gli attuali strumenti e tecniche chirurgiche”. I ricercatori pensano che la nuova medicazione potrà essere utilizzata non solo per ridurre le cicatrici da incisioni, ma anche per “riparare” le cicatrici create da precedenti operazioni chirurgiche. Per effettuare i test, sono stati impiegati dei suini, la cui pelle è molto simile a quella degli umani. Si è quindi appurato che la nuova tecnica, permette di ridurre un’area di cicatrici causate da un’incisione di circa 1 pollice, di ben sei volte. Ora si passera a una seconda fase che prevede il test su un campione di essere umani. Fonte e approfondimenti