Lorem ipsum is simply dummy text here.
L’uso del cellulare potrebbe influenzare la fertilità maschile

Un team di ricercatori internazionali ha scoperto che l’uso del telefono cellulare potrebbe avere effetti negativi sulla fertilità degli uomini. Il prof. Rany Shamlùl, a capo del team che ha eseguito la ricerca nel Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia presso la Queen’s University, insieme a un team di ricercatori statunitensi e austriaci, ha scoperto che maschi utenti di telefoni cellulari hanno una minore qualità dello sperma rispetto ai maschi che non fanno uso di telefoni cellulari. Lo studio è stato condotto prendendo in esame una 2000 pazienti di una clinica austriaca dell’infertilità, prendendo come arco temporale di riferimento il periodo tra il 1993 e il 2007. Dopo aver studiato lo sperma raccolto i ricercatori hanno scoperto che gli uomini che hanno usato regolarmente i cellulari avevano più alti livelli di testosterone circolante, ma bassi livelli di ormone luteinizzante, ovvero un ormone chiave nella fase riproduttiva. I risultati non sono comunque esaustivi, i ricercatori hanno infatti bisogno di ulteriori ricerche per determinare se è veramente l’uso del telefono cellulare a causare la diminuzione della qualità dello sperma, oppure la questione è legata ad altri fattori. Fonte e approfondimento

Sedicenne aiuta a sviluppare possibile cura per la Fibrosi Cistica

Marshall Zhang, uno studente liceale di 16 anni (della scuola secondaria Bayview Richmond Hill a Toronto, in Canada), attraverso l’uso di simulazioni al computer, potrebbe aver trovato una nuova terapia vitale per la fibrosi cistica. La ricerca che ha effettuato gli ha permesso di capire come certi farmaci reagiscono con le proteine ??associate alla fibrosi cistica, una malattia genetica che si manifesta su circa 1 caso su 3.000 neonati nati vivi. Mentre molti professori di biochimica presso l’Università di Toronto hanno respinto la tesi di Zhang, il dott. Christine Bear, ricercatore presso l’Hospital for Sick Children’s Research Institute di Toronto, lo ha accolto al suo laboratorio; all’interno di quest’ultimo, Zhang, utilizzando la rete canadese di supercalcolo, è riuscito a individuare una combinazione di diversi farmaci che potrebbero essere utilizzati contemporaneamente per il trattamento della malattia genetica. Il test, effettuato su alcune cellule, ha dimostrato di essere efficace. La fase successiva sarà quella di iniziare il test sull’uomo, non è infatti detto che la terapia possa essere impiegata con successo senza dannosi effetti collaterali. Fonte

Dipendenza da caffeina? Colpa di due geni

Ricercatori della University of North Carolina a Chapel Hill, il National Cancer Institute, Brigham and Women’s Hospital e della Harvard School of Public Health hanno scoperto un legame tra la variabilità genetica di due geni e la dipendenza da caffeina. La caffeina può influenzare le nostre vite in molti modi: umore, livelli di energia mentale, prestazioni fisiche, e sonno; ognuno di noi decide quanto caffeina assumere e pare proprio che questo valore sia legato alla presenza di due geni. Per giungere a tale conclusione, gli scienziati hanno studiato le variazioni genetiche in tutto il genoma di oltre 47.000 cittadini statunitensi. Il risultato finale è stata la scoperta di un legame tra due geni, chiamati CYP1A2 e AHR; i due geni scoperti possono essere presenti nel DNA in due versioni diverse, ciascuna legata a basso o alto consumo di caffeina. Gli esperti sperano che questa ricerca possa aiutare nella messa a punto di metodi terapeutici migliori. Fonte

Plastiche e materiali di gomma che si autoriparano

Alcuni ricercatori del Fraunhofer Institute in Germania, ispirandosi a quanto avviene in alcuni alberi di caucciù (specie hevea brasiliensis), capaci di risanare le ferite mediante la produzione di un particolare lattice, hanno messo a punto dei particolari elastomeri capaci di auto-ripararsi. Ciò significa che in futuro sarà possibile realizzare, ad esempio, parti di automobili (sedili, pneumatici e materiali plastici) in grado di ripararsi se usurati o scheggiati. Nel laboratorio del dott. Nellesen, gli elastomeri (gomme e materie plastiche), sono stati rafforzati con l’aggiunta di microcapsule con un adesivo monocomponente (poliisobutilene) capace di stimolare un processo di “auto-guarigione”. Attualmente il componente utilizzato per avviare il processo di “auto-guarigione” richiede un’iniezione di ioni, operazione che comunque potrebbe essere fatta attraverso un processo automatizzato che non richiede l’intervento umano. Fonte e approfondimenti

Nuovo dispositivo utilizza nanotubi di carbonio per individuare nel sangue possibili cellule tumorali

Ricercatori di Harvard e del MIT hanno sviluppato uno strumento che è in grado di individuare le cellule tumorali all’interno di un singolo campione di sangue. Mehmet Toner, a capo dello studio e professore di ingegneria biomedica presso la Harvard Medical School, e Brian Wardle, professore associato di Aeronautica presso il MIT, hanno messo a punto uno strumento che in futuro potrebbe consentire ai medici di capire se il cancro si è diffuso in altre parti del corpo. Le cellule tumorali “fuggite” dal tumore originale, sono molto difficili da individuare, poiché un campione di 1 millilitro di sangue, che contiene decine di miliardi di cellule normali, contiene solo alcune cellule tumorali circolanti; il nuovo dispositivo permetterebbe proprio di individuare con più facilità tali cellule. Grazie a un reticolo di nanotubi di carbonio rivestito di particolari anticorpi, le cellulare tumorali vengono catturate e intrappolate. Il dispositivo è attualmente in fase di sperimentazione in alcuni ospedali e si prevede che sarà disponibile in larga scala entro i prossimi anni. Gli stessi ricercatori sperano, inoltre, di poter utilizzare il medesimo congegno per la diagnosi percosse dell’HIV. Fonte

Ricercatori di Harvard combattono il fuoco con una bacchetta elettrica

Ludovico Cademartiri, a capo dello studio e ricercatore di Harvard, sta cercando di sostituire la manichetta d’acqua in dotazione ai vigili del fuoco con una bacchetta che, tenuta in mano, spara raggi di energia elettrica. L’idea che l’elettricità potesse controllare un incendio apparve circa 200 anni fa. Allora fu infatti osservato che l’elettricità poteva torcere, piegare e perfino eliminare una fiamma. Cademartiri e i suoi colleghi di Harvard hanno quindi creato una bacchetta elettrica che mette in pratica queste osservazioni; hanno utilizzato corrente alternata da 600 watt; direzionandola verso una fiamma sono così riusciti a generare un campo elettrico che ha spento il fuoco in un lasso di tempo davvero minimo. In futuro, Cademartiri non solo spera che i vigili del fuoco possono utilizzare questa nuova tecnologia, ma spera anche di vedere la tecnologia impiegata anche in altre realtà quotidiane. La nuova invenzione è stata presentata in occasione della conferenza American Chemical Society. Fonte

Scienziati del MIT creano la prima foglia artificiale

In occasione dell’annuale meeting nazionale della American Chemical Society, un gruppo di scienzati del mit, capeggiati dal prof. Daniel Nocera,  ha annunciato di essere riusciti a produrre una foglia artificiale che, non solo utilizza materiali  a basso costo, ma permette di compiere un processo di fotosintesi fino a dieci volte più efficiente di una foglia reale. La tecnologia impiegata simula la fotosintesi utilizzando la luce solare per dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno, gas che potranno essere immagazzinati per creare delle pile a combustibile. A differenza di altre soluzioni simili, il processo può anche impiegare dell’acqua sporca, rendendo ancora più interessanti i possibili campi applicativi dello studio. Al momento non sono state divulgate altre informazioni, certo è che se la tecnologia troverà impiego commerciale, i risvolti positivi potrebbero essere moltissimi, soprattuto in quello che sembra essere il tema caldo degli ultimi anni: energie alternative, possibilmente meno inquinanti possibili. Fonte

Ricercatori mettono a punto un processore di plastica flessibile

I nuovi dispositivi tecnologici richiedono sempre più spesso l’impiego di materiali pieghevoli; ricercatori di tutto il mondo quotidianamente lavorano alacremente per cercare nuove soluzioni hi-tech che possano, ad esempio, permettergli di abbandonare i circuiti elettronici in silicio, sposando materiali plastici più duttili e più facili da piegare a proprio piacimento. Proprio in quest’ottica, alcuni ricercatori sono riusciti a creare un processore per PC impiegando, invece del classico silicio, 4.000 transistor plasmati con materiale organico. Il processore trova posto sulla parte superiore di un foglio di plastica flessibile (le cui dimensioni sono di circa 2×2 cm per uno spessore di appena 25 micron). Questo primo prototipo non si distingue certo per le performance computazionali (il processore può gestire un solo semplice programma di 16 istruzioni) ma apre la strada a uno sviluppo che da a qui a pochi anni potrebbe regalarci una serie di nuovi dispositivi tecnologici ad oggi relegati alla sola fantasia. Fonte

Un micro-pc da impiantare nell’occhio. Occupa solo 1 millimetro quadrato

Dennis Sylvester e David Blaauw Wentzloff, scienziati dell’Università del Michigan, hanno messo a punto il più piccolo sistema informatico a livello mondiale per contribuire a trattare pazienti affetti da glaucoma. Il micro-pc offre un ingombro di appena un millimetro quadrato, può essere facilmente impiantato nell’occhio del paziente per misurare costantemente la pressione del bulbo. Il dispositivo hi-tech integra un microprocessore a bassissimo consumo energetico, un sensore di pressione, memoria per registrare i dati prelevati e una batteria a film sottile con tanto di cella solare per la ricarica. I dati vengono trasmessi a un lettore esterno grazie a una micro-radio senza fili integrata nel device. Il dispositivo ogni 15 minuti si attiva per effettuare le dovute misurazione, con un dispendio medio energetico di appena 5,3 nanowatt.
Per mantenere la batteria carica, si richiede l’esposizione a dieci ore di luce artificiale oppure 1,5 ore di luce solare. Secondo Sylvester, “la prossima grande sfida sarà quella di realizzare simili sistemi microscopici per una serie di nuove applicazioni per il monitoraggio del nostro corpo, ma anche da sfruttare per il monitoring ambientale”. Fonte

Usare il cellulare porta il cervello a consumare più zuccheri

Un recente studio condotto dai ricercatori americani del National Institutes of Health di Bethesda, e pubblicato sul magazine Jama, dimostra come durante l’utilizzo del telefono cellulare per almeno cinquanta minuti, il cervello altera il suo metabolismo del glucosio, consumandone maggiormente proprio nelle aree in cui l’antenna del dispositivo poggia. Ciò non dimostra che l’uso dei dispositivi cellulari comporti dei problemi di salute, è solo un’ulteriore scoperta finora “sfuggita” ai numerosi gruppi di ricerca in tutto il mondo. Gli scienziati impegnati in questa ricerca hanno dichiarato: “Non possiamo accertare che tale fattore scoperto a lungo termine comporti problemi di salute, è solo una prova lampante che il cervello reagisce ai campi elettromagnetici”. Fonte e approfondimenti

Una stampante 3D per ricreare parti del corpo umano

Il prof. Hod Lipson della Cornell University,  e suoi colleghi ricercatori, durante una riunione della American Association for the Advancement of Science di Washington, hanno mostrato un prototipo di stampante 3D biologica in grado di “stampare” tessuto come la pelle, ossa e cartilagine.  Il gruppo di Lipson sta ora cercando di stampare un orecchio (al momento stampato utilizzando del silicone, che presto dovrebbe essere sostituito con cellule biologiche), hanno già con successo prodotto cartilagine per un ginocchio. Secondo Lipson, la tecnologia potrebbe essere impiegata su larga scala entro i prossimi venti anni. Intanto, alcune aziende come la Organovo, stanno già utilizzando la tecnologia per creare artificialmente vasi sanguigni. Fonte

[youtube dqhZnDyeEfo]

Nuove batterie agli ioni di litio potrebbero alimentare i veicoli elettrici

Le batterie al litio, che attualmente alimentano una gran varietà di dispositivi elettronici a basso consumo, potrebbero presto anche essere impiegate per alimentare grandi macchine elettriche, come, ad esempio, le automobili elettriche. Infatti, un nuovo studio mostra come alcuni ricercatori hanno sviluppato un nuovo tipo di batteria agli ioni di litio che migliora notevolmente le prestazioni della batteria. I ricercatori, Jusef Hassoun, Ki-Soo Lee, Kook Yang-Sole e Bruno Scrosati, presso l’Università La Sapienza di Roma e la Hanyang University di Seoul, in Corea del Sud, hanno pubblicato il loro studio in un recente numero del Journal of American Chemical Society. La nuova tipologia di batteria fa uso di un anodo di stagno-carbonio e un catodo in ossido di litio “drogato” con manganese nichel e cobalto. Un anodo cosiffatto permette centinaia di cicli di ricarica senza una riduzione della capacità, nonché l’efficienza di carica-scarica si avvicina al 100%. I nuovi materiali impiegati sono più abbondanti in natura, meno costosi, più ecologici e hanno una maggiore stabilità a basse temperature rispetto al catodo di ossido di litio cobalto utilizzato nelle tradizionali batterie agli ioni di litio. Inoltre, nel progettare il catodo, i ricercatori hanno accuratamente ottimizzato la composizione, le dimensioni delle particelle, la forma, la morfologia e la densità. Il catodo ad alta tensione e ad alta capacità fornisce alla nuova batteria una maggiore densità di energia (170 Wh/kg a tensione con portata media di 4,2 volt) rispetto alle batterie agli ioni di litio tradizionali. Le tradizionali batterie agli ioni di litio hanno una densità di energia di circa 120-150 Wh/kg, a seconda del materiale usato per la costruzione del catodo. Scrosati ha dichiarato: “In sintesi, rispetto a coloro che utilizzano batterie tradizionali agli ioni di litio, i veicoli elettrici che utilizzeranno la nuova batteria potranno avere i seguenti vantaggi:
1) un intervallo più lungo di guida (210km contro i 150 km attuali);
2) maggiore velocità massima;
3) Costi più contenuti;
4) migliori prestazioni complessive soprattutto a basse temperature.”

Fonte

Scienziati sviluppano un’automobile che può essere controllata dal pensiero

BrainDriver è un progetto che mira a sviluppare un dispositivo in grado di impartire comandi ad un’automobile, semplicemente pensando all’azione da compiere: frena, gira a destra o sinistra, accelera e via dicendo. Potrebbe sembrare fantascienza, ma secondo l’IEEE il progetto è più concreto di quanto si possa pensare; questo grazie alla ricerca da parte di alcuni ricercatori di una università tedesca. Gli scienziati registrano l’attività cerebrale grazie a un casco in grado di interpretare gli impulsi del cervello e trasformarli in comandi per un computer. Al momento il sistema è in grado di interpretare comandi come gira a sinistra o a destra e accelera/frena. Ovviamente, in questo momento la sperimentazione e lo sviluppo è ben lungi dall’essere pronto per un impiego commerciale, ma mostra diverse potenzialità per quelle che saranno le automobili del futuro. Fonte

[youtube iDV_62QoHjY]

Scienziati mettono a punto il primo dispositivo anti-laser

Alcuni fisici dell’Università di Yale hanno costruito il primo dispositivo al mondo che può annullare un raggio laser, il cosiddetto anti-laser. Un enorme passo avanti che potrebbe dare una svolta nella progettazione di dispositivi elettronici nei quali viene utilizzata la luce invece degli elettroni. Il loro anti-laser è composto da due fasci laser con una specifica frequenza, posti in una cavità ottica appositamente progettata e realizzata in silicio; la cavità ha il potere di “intrappolare” i raggi di luce in ingresso “costringendoli a rimanere bloccati” fino al dissipamento totale della loro energia (che viene sprigionata sotto forma di calore). In un articolo pubblicato sulla rivista Science i ricercatori hanno dimostrato che l’anti-laser potrebbe assorbire il 99,4%  della luce in entrata, per una specifica lunghezza d’onda. Fonte

Ricerca dimostra che la pirateria musicale è in declino, mentre il porno avanza

Una ricerca della società Envisional, ha recentemente pubblicato una report sui 10.000 file più popolari disponibili sui tracker torrent. In cima alla lista dei file più scaricati c’è il porno seguito da vicino dai film cinematografici; in coda alla lista, i file musicali. La pirateria musicale sembra quindi essere in declino. Due le possibili chiavi di lettura: le etichette musicali stanno compiendo davvero un ottimo lavoro per contrastare il fenomeno, oppure l’offerta musicale è diventata meno appetibile, tanto che la gente non ha neanche voglia di scaricare musica in modo illegale. Link al report

Il troppo calore in casa non aiuta a dimagrire

Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’University College londinese, mostra come mantenere casa troppo calda, magari con l’ausilio di termosifoni e stufette, non aiuta il corpo a spendere energia e, di conseguenza, favorisce l’obesità. La ricerca è stata di recente pubblicata sul magazine scientifico Obesity Reviews e condotta dalla dott.ssa Fiona Johnson e dalla collega Marcella Ucci. Le ricercatrici, prendendo in esame le temperature nelle abitazioni private inglesi, dal 2008 fino ai nostri oggi, hanno appurato una netta proporzione tra obesità e calore degli ambienti domestici. Fonte

Gli SMS migliorano le abilità ortografiche nei bambini

L’uso degli SMS può migliorare l’alfabetizzazione tra gli alunni, dando loro uno strumento in più per apprendere nuove parole, anche al di fuori dell’ambiente scolastico, nonostante i timori che l’uso di abbreviazioni (prox invece di prossimo, ad esempio), di cui sovente si fa uso per scrivere una frase, può compromettere le capacità di lettura e scrittura dei bambini. Studiosi dell’Università di Coventry in merito si sono espressi dicendo che non esiste alcuna prova che l’uso dei telefonini per scrivere messaggi possa in qualche modo compromettere l’alfabetizzazione, anzi addirittura potrebbe anche avere un impatto positivo sull’ortografia. Per giungere a tali conclusioni, i ricercatori hanno reclutato 114 bambini delle scuole primarie del Midlands, con età compresa tra nove e dieci anni.  A metà degli studenti è stato fornito un cellulare e si è invitato gli stessi durante il fine settimana a inviare degli SMS, questo per un periodo di dieci settimane. Il Prof Clare Wood, docente nel dipartimento di psicologia dell’università, ha detto: “Stiamo iniziando ad avere prove lampanti che l’uso degli SMS da parte dei bambini ha un impatto positivo sulla loro capacità ortografiche’. I risultati della ricerca saranno pubblicati il prossimo mese sul magazine scientifico Journal of Computer Assisted Learning. Fonte

Nuovo materiale converte il 15% del calore di scarto in energia elettrica

Il prof. Mercouri Kanatzidis della Northwestern University, insieme a un team di ricercatori, ha messo a punto un nuovo materiale che potrebbe aiutare a catturare e riciclare il calore generato dai dispositivi e che viene disperso senza trarne nessun beneficio; si pensi, ad esempio, al calore generato da computer, arnesi elettrici da cucina, attrezzature di palestra e via dicendo. Sfruttando le capacità dei nanomateriali, il team di scienziati ha così messo a punto un particolare materiale, composto da tellururo di piombo, che permette di convertire parte del calore generato da un dispositivo in energia elettrica. Prendendo come esempio una classica lampadina, adottando il nuovo materiale per la costruzione della stessa, l’efficienza aumenta del 10,15%. Oltre a rendere i dispositivi più efficienti, il materiale potrebbe essere impiegato per creare nuovi dispositivi a bassa tensione, alimentati esclusivamente dal calore generato naturalmente dal corpo umano. Il tellururo di piombo è relativamente raro in natura, si trova naturalmente nei depositi di montagna, significativi depositi sono stati trovati tra le montagne dell’Altai nel nord-est dell’Asia, nel Zyrianovsk, Kazakistan, Wisconsin, Moctezuma in Messico e Coquimbo in Chile. Fonte e approfondimenti

Mantello subacqueo rende gli oggetti invisibili al Sonar

Ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno sviluppato un mantello che può essere utilizzato sott’acqua per nascondere gli oggetti ai sonar e ad altri dispositivi che fanno uso di tecnologia a ultrasuoni. Nicholas Fang, leader del progetto di ricerca, insieme ai suoi colleghi ricercatori presso l’università, hanno messo a punto il “mantello” utilizzando dei materiali in grado di assorbire le onde del sonar invece di respingerle. “Non stiamo parlando di fantascienza,” ha dichiarato Fang. “Stiamo parlando di controllare le onde sonore da flessioni e torsioni, non si tratta certamente di un trucco alla Harry Potter…”. Il mantello è costituito da metamateriali, dispone di 16 anelli concentrici di circuiti acustici, dove ogni anello ha un indice di rifrazione diverso, ogni anello assorbe le onde e le propaga verso l’anello più interno, assorbendole e quindi evitando che le stesse rimbalzino verso la sorgente. I test hanno dimostrato che il mantello fornisce “invisibilità acustica” alle onde sonore 40-80 KHz. Fonte e ppprofondimenti

Stampante 3D utilizzata per creare un vero flauto da concerto

Le stampanti 3D finora prodotte sono state generalmente impiegate per creare dei prototipi che danno al progettista un’idea di quello che sarà il prodotto una volta realizzato. Ma ora sembra che l’impiego stia passando ad uno step successivo, ovvero nella realizzazione di strumenti che possono trovare reale impiego nella vita di tutti i giorni. Amit Zoran del MIT Media Lab, ha progettato e “stampato” un flauto da utilizzare durante i concerti. Per la produzione dell’oggetto si è fatto affidamento alla stampante Connex500 3D; gli unici elementi non stampati sono sta le molle per le chiavi. L’intero processo di stampa ha impiegato circa 15 ore. Anche se è difficile giudicare le qualità acustiche di uno strumento attraverso un video di YouTube, sembra essere una riproduzione abbastanza impressionante. Fonte

[youtube zwHgszH0aqI]